7.5
- Band: EVOCATION
- Durata: 00:38:02
- Disponibile dal: 10/03/2017
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Fa piacere ritrovare gli Evocation con un album ben più coinvolgente e mordace del mediocre “Delusions of Grandeur”. Un paio di anni fa il gruppo ha perso i fratelli Vesa e Janne Kenttäkumpu, ma è stato bravo nell’azzeccare entrambe le sostituzioni: per le registrazioni delle parti di batteria è stato infatti ingaggiato il veterano Per M. Jensen (ex The Haunted, Invocator), mentre alla seconda chitarra è subentrato il giovane Simon Exner, proveniente dagli As You Drown. Con questa line-up rinnovata, gli svedesi hanno lavorato sui brani che compongono “The Shadow Archetype”, cercando di recuperare quell’impeto che aveva caratterizzato le loro prime opere e, al tempo stesso, di provare alcune soluzioni nuove. Per fortuna sono stati abbandonati quegli spunti prettamente classic e melo-death in stile Amon Amarth e Arch Enemy che avevano inficiato l’album precedente: qui le chitarre degli Evocation tornano a graffiare e a fare di testa loro, lasciando perdere vuoti tentativi di imitare stilemi più leccati e trendy. “The Shadow Archetype” presenta un suono più ruvido e corposo, che torna a sposare lo stile di Gothenburg con quello di Stoccolma, aggiungendo qua e là alcune piccole variazioni sul tema. “Children of Stone”, ad esempio, ruota attorno ad un efficace trama groovy che rimanda all’altra band di Exner, mentre “Sulphur and Blood” sembra un pezzo dei Bolt Thrower di “… For Victory” riletto con le tipiche chitarre svedesi. In generale, si nota una indubbia cura nelle strutture e nelle dinamiche: i pezzi viaggiano su velocità differenti ed evitano di appiattirsi su una singola formula, denotando subito una buona personalità. Inoltre, anche quando il riffing si fa più familiare – vedi i giri alla At The Gates della spedita “Modus Operandi” – il tutto appare più ispirato e vitale rispetto a quanto incluso su “Delusions…”. Si sentono fame e rabbia in questa nuova fatica e l’atmosfera è spesso velenosa: tutti elementi di cui avevamo sentito decisamente la mancanza ormai quasi cinque anni fa. La pausa e l’improvviso cambio di formazione hanno insomma fatto bene agli Evocation, che davanti ad un tale ostacolo sono riusciti a fare quadrato, a ritrovare le energie e a ricordarsi dei loro vecchi fasti. “The Shadow Archetype” è una insperata e gradita presa di posizione.