8.0
- Band: EVOKEN
- Durata: 01:00:16
- Disponibile dal: 09/11/2018
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Come sempre, gli Evoken hanno impiegato diverso tempo per dare alla loro ultima prova un degno successore e riaffacciarsi sulle scene con un nuovo carico di mestizia e tormento. Sei anni separano infatti l’ottimo “Atra Mors” da questo “Hypnagogia”; sei anni durante i quali la storica formazione del New Jersey non ha rinnegato minimamente la sua natura schiva e solitaria, tenendo non più di una manciata di concerti tra Vecchio e Nuovo Continente e dosando con parsimonia gli aggiornamenti sulla propria attività musicale. Un silenzio che però, ancora una volta, diventa il riflesso di un raccoglimento interiore capace di cristallizzarsi in un sound di rara profondità e forza immaginifica.
Una lenta, inesorabile discesa verso gli angoli più bui dell’animo umano, eppure – soprattutto in questa raccolta di brani edita da Profound Lore – pronta a schiudersi in una malinconia mozzafiato figlia di ciò che si è stati costretti a lasciare alle spalle, perdendolo per sempre. Il disco segue infatti le ultime ore di vita di un soldato durante la prima Guerra Mondiale e, coerentemente alla sua natura di concept, manifesta un approccio narrativo ancora più viscerale e marcato rispetto a quello delle precedenti opere. Difficile non pensare agli otto capitoli della tracklist come alle pagine di un diario, la cui calligrafia ora rabbiosa, ora rassegnata all’inevitabile, trova riscontro in un distillato di funeral doom altamente vario e penetrante, lungi dall’essere soltanto un blocco monolitico di fronte al quale arrendersi. Ricerca melodica – data anche da struggenti linee di violoncello e da un lavoro di tastiera mai ampolloso – e desiderio di estendere i confini della propria proposta (basti pensare alla feroce digressione death-black di “Valorous Consternation” o ai cori puliti di “Ceremony of Bleeding”) sono le chiavi di volta di un album intenso e da vivere innanzitutto con il cuore.
Un racconto le cui parole, interpretate magnificamente da un John Paradiso all’apice dell’espressività, sono davvero in grado di trasmettere la pelle d’oca all’ascoltatore. Insieme all’ultimo, splendido Mournful Congregation, un ‘must have’ per tutti gli appassionati di sonorità dolenti e autunnali.