EVOKEN – Mendacium

Pubblicato il 07/10/2025 da
voto
8.0
  • Band: EVOKEN
  • Durata: 01:02:44
  • Disponibile dal: 17/10/2025
  • Etichetta:
  • Profound Lore

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Nella musica così come nella vita, esistono silenzi che non sono sinonimo di stasi e povertà espressiva, bensì di raccoglimento di idee e fermento interiore; un oblio (apparente) dal quale riemergere con energie rinnovate, ribadendo così lo spessore e la meticolosità del proprio pensiero.
Gli Evoken, pionieri del funeral doom americano, autori di alcuni dei lavori più iconici e significativi del filone, hanno indubbiamente sposato questo modus operandi: ogni loro opera recente, infatti, si manifesta dal nulla dopo un lungo ritiro dalle scene, quasi claustrale per modi e tempistiche, traducendo la suddetta esperienza di isolamento in una processione di spunti rifiniti e soppesati con lo scopo di raggiungere la perfezione formale, e in grado – in ultima istanza – di fluire in un corpus tanto tetragono quanto ricco di sfumature, oscillazioni e dettagli.

“Mendacium”, ultima tappa di questo processo lento e minuzioso, in uscita ancora una volta per la rispettatissima Profound Lore, non fa ovviamente eccezione, arrivando a sette anni di distanza dal precedente “Hypnagogia” e ribadendo la forza di un linguaggio che, disco dopo disco, dà l’impressione di acquistare sempre più slancio in territori death metal e death/doom, senza per questo smorzare il carattere funereo e dilatato del progetto.
Non una deviazione di traiettoria in senso stretto, dato che certe soluzioni hanno sempre fatto parte del DNA della band del New Jersey (vedasi anche i trascorsi di alcuni suoi ex membri nei ranghi di Disma e Funebrarum), ma il cambio di passo, in diversi momenti della tracklist, risulta essere evidente, con accelerazioni vigorose e malvage a ricordare persino l’operato di rampolli come Mortiferum e Spectral Voice.
Una serie di scosse vibranti che, oltre a ‘snellire’ (impossibile prescindere dalle virgolette) l’andamento dell’album, fanno sì che le digressioni plumbee, durante le quali il lavoro di synth e arpeggi sale repentinamente in cattedra, fra arie gotiche, echi psichedelici e soffi mortiferi, risultino ancora più incisive e profonde, esaltando parimenti la capacità del quintetto di dosare pieni e vuoti e di conferire un carattere cinematografico – a tratti deadcandanciano – alla proposta complessiva.

Un suono che sa di umidità annidata fra pietre antiche, di psiche infrante, di foglie morte, e che la storia raccontata dalla voce unica di John Paradiso, incentrata su “un anziano monaco benedettino del XIV secolo, afflitto da una malattia che gli impedisce di lasciare la sua stanza all’interno del monastero in cui vive […] Mentre la sua salute declina lentamente e l’insonnia lo consuma a causa del dolore costante, il monaco si trova di fronte a un’entità mostruosa che emerge da uno strappo della realtà”, esplora affrancandosi dalla malinconia e dalle pennellate melodiche dell’opera del 2018 per abbracciare una dimensione le cui texture, per cupezza e densità, possono riportare alla mente quelle dei vecchi “Atra Mors” (2012) e “Antithesis of Light” (2005).
Un ritorno monumentale (in tutti i sensi, dal momento che parliamo di otto brani per sessantadue minuti di musica) che, richiedendo come sempre un impegno considerevole da parte dell’ascoltatore, posiziona nuovamente gli Evoken agli apici della scena funeral doom/death metal mondiale, finendo altresì nell’elenco dei lavori più intensi e viscerali di questo 2025 ormai agli sgoccioli.
Da vivere rigorosamente in cuffia e al buio, per consentire al suo carico di tenebre di raggiungere la massima capacità di pervasione.

TRACKLIST

  1. Matins
  2. Lauds
  3. Prime
  4. Terce
  5. Sext
  6. Nones
  7. Vespers
  8. Compline
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