7.0
- Band: EVOKEN
- Durata: 01:19:03
- Disponibile dal: 01/07/2011
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Se, ingannati dal titolo del secondo full length degli Evoken, è la quiete che cercate, allora girate pure altrove, dato che all’interno dell’ora abbondante di musica qui contenuta non ve ne è traccia. Sebbene i ritmi siano naturalmente lentissimi, nonostante le chitarre giochino spesso con gli arpeggi ed il tutto venga nobilitato dalla presenza di Suzanne Bass e del suo violoncello, non è certo la quiete a prevalere tra queste note; semmai, sugli scudi vi sono un senso di prostrazione, un’attitudine a produrre musica disturbante e maligna ed una sorta di eleganza decadente che fa di “Quietus” un pezzo pregiato all’interno del panorama extreme doom. Uscito originariamente nel 2001, a distanza di dieci anni la Peaceville ci offre questa ristampa graditissima che al proprio interno contiene un brano strumentale inedito e datato 2004 (quindi nel periodo nel quale i nostri hanno composto “Antithesis Of Light”) e una traccia datata addirittura 1992, ai tempi in cui i ragazzi si chiamavano ancora Funereus. Non si capisce poi il motivo per il quale la prima traccia del lavoro, ovverosia “In Pestilence, Burning” sia stata divisa in due distinti brani nella ristampa in oggetto. Venendo all’album, “Quietus” si può tranquillamente collocare tra le uscite migliori di sempre in campo death-doom. Gli Evoken, prendendo spunto dai Disembowelment, riescono a portare il genere ai propri limiti estremi, senza per questo cadere in derive funeree come capita a molte altre band. La lucidità del songwriting, la pesantezza dei suoni (curati da Bumblefoot, che anni dopo diverrà per breve tempo chitarrista dei Guns N’ Roses!), l’eleganza quasi classicheggiante dei movimenti, l’oppressività soffocante degli strumenti e della voce di John Paradiso: tutto contribuisce a rendere il lavoro magniloquente ed allo stesso tempo a tenerlo ancorato ad un suolo putrescente e malsano. Addirittura meravigliose le dissonanze chitarristiche di chiaro stampo death qui riproposte a velocità ridottissime. Quando giunti quasi a metà della tracklist si è ormai persa ogni speranza di riveder le stelle, ecco arrivare “Where Ghost Fall Silent”, con la sua pulizia e le sue melodie progressive, spazzate via però dal solito tornado di pece scatenato dai Nostri. Alla fine dell’album mancano ancora le perle “Quietus” e “Embrace The Emptiness”, che annichiliscono definitivamente l’ascoltatore prima che un provvidenziale outro arrivi per riportarci alla realtà. La prima bonus track è una discreta traccia strumentale dove si distinguono soprattutto le chitarre finali, mentre la successiva “Ascension Of The Infernal Sephiroth” dimostra come già nel 1992 ci fosse la volontà di portare avanti un discorso di coniugazione tra doom e death, sebbene all’epoca il tutto fosse ancora ad un livello assolutamente embrionale ed oltretutto inficiato da una produzione inesistente. Gli amanti di certe sonorità sicuramente conosceranno “Quietus” a menadito e, tutto sommato, i due brani aggiunti dalla Peaceville probabilmente non valgono da soli l’acquisto di tutto il pacchetto. Se volete avvicinarvi per la prima volta agli Evoken ci sentiremmo di indirizzarvi verso il meno ostico esordio (si fa per dire!), ma siamo sicuri che anche questa opera seconda vi darà grandissime soddisfazioni, se solo riuscirete a superare lo sconforto iniziale dovuto allo scontro con un mastodonte sonoro di tali dimensioni.
PS: il voto in calce è da riferirsi alla ristampa in oggetto. Il voto dell’album originale è 8.