8.0
- Band: EXECRATION
- Durata: 00:41:31
- Disponibile dal: 14/07/2017
- Etichetta: Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Chi ha avuto modo e la fortuna di seguire le uscite degli Execration probabilmente sa che da loro tutto ci si può aspettare eccetto che un disco banale, e questo nuovo “Return to the Void” conferma in pieno, e nel modo migliore, le nostre aspettative. Nel precedente “Morbid Dimensions” (2014) le visioni e i suoni della death metal band di Oslo avevano spesso implicitamente fatto richiamo ad un progressive metal in chiave estrema. Con “Return…” – il primo lavoro ad uscire per la prestigiosa Metal Blade Records – l’esplorazione si spinge oltre, diventando più ardita e allo stesso tempo legata ad un bisogno incontenibile di tentare una sfida, di giocare consapevoli dei propri mezzi, di provocare ed esaltarsi nella tensione dell’azzardo. Il quarto full-length del gruppo è un continuo intrecciarsi di temi ora tradizionali (con Autopsy e Death a dominare sul resto delle influenze), occasionali elementi di metal classico e di intarsi e sterzate di matrice sperimentale frutto probabilmente dell’influsso di quella gloriosa scena avantgarde norvegese facente capo ai vari Ved Buens Ende, Virus, Manes, Fleurety e Solefald. Così discorrendo, ci si adagia su questo nastro sonoro che scorre via agile tra cambi di respiro e di ritmo, con l’ormai tipico piglio disinvolto degli Execration a dominare sulle strutture e l’esecuzione. “Return…” è il risultato della stratificazione di influenze molto diverse fra loro, rielaborate dalla sensibilità dei quattro musicisti scandinavi; in un momento particolarmente pesante, l’operato dei Nostri potrebbe appunto sembrare uscito da una produzione di Chris Reifert, ma poco dopo ecco imbatterci in una cantilena malata che serpeggia fra sonorità inquiete e nervose di matrice prog/avantagarde. Il disco, tuttavia, riesce a trovare un magico equilibrio tra questa visione spesso fortemente tradizionale e drammatica e la tensione verso la sperimentazione e l’eccentricità grazie al puntuale ricorso a riff di facile presa e ad un andamento spedito che limita al massimo i tempi morti e ogni tipo di sospensione equivoca. Anche il comparto vocale questa volta contribuisce ad esaltare l’innata spinta creativa degli Execration: le strofe danno più che mai spazio anche al pulito e si sovraccaricano di accattivanti contrasti, a volte più apparenti che reali, fra luci e tenebre, fra calore infernale e algide brume nordiche. Sono multiformi le sfaccettature di “Return to the Void” e necessitano – come praticamente quelle di ogni altro album della band – di ascolti prolungati ed attenti per essere comprese a pieno. L’evoluzione artistica degli Execration qui compie un ulteriore passo avanti verso quella sperimentazione, spesso estremamente colta, che da sempre contraddistingue lo spirito del gruppo. Malgrado l’oggettiva singolarità, l’album convince stilisticamente (catalogarlo soltanto death metal è riduttivo) così come convince l’interpretazione dei musicisti in gioco per talento ed affiatamento. Un’intesa che probabilmente troverà modo di consolidarsi ulteriormente nei prossimi concerti e che potrebbe portare a nuove interessanti invenzioni anche prima del previsto.