7.0
- Band: EXHORDER
- Durata: 00:52:52
- Disponibile dal: 20/09/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Non tutti gli ascoltatori ne sono al corrente, ma l’elemento groove associato a una solida base di matrice tipicamente thrash metal, connubio che ha fatto la fortuna di formazioni come i Pantera o i Machine Head, è stata originariamente resa tale da una semi-sconosciuta realtà statunitense che risponde al nome di Exhorder, i quali sono stati in grado nei primi anni ’90 di immettere sul mercato un capolavoro di violenza alternativa come “Slaughter In The Vatican”, prodotto imprescindibile ancora oggi per una folta schiera di estimatori, il cui seguito “The Law” ha rappresentato fino a poco tempo fa l’ultimo vagito di una creatura che sembrava destinata a rimanere nient’altro che un culto, per pochi appassionati del genere d’appartenenza.
Tuttavia, dopo due anni di lavori e date live, con lo scopo di rimettere adeguatamente in moto la proverbiale carretta, abbiamo finalmente tra le mani il terzo full-length ufficiale ad opera dell’iconica formazione che ha gettato originariamente le basi per quello che sarebbe divenuto uno dei sotto-filoni più popolari in assoluto; in questo caso, con uno schieramento di musicisti parzialmente rinnovato e con un contratto nuovo e fiammante col colosso Nuclear Blast. Con delle premesse simili, cosa ci si potrebbe aspettare? Vi rispondiamo rimandandovi direttamente all’ascolto della iniziale “My Time”: una vera e propria sassata sulle gengive a tutta velocità, che lascia ben presagire per i cinquanta minuti successivi, in merito alla ritrovata strada da seguire per risultare nuovamente aggressivi e coinvolgenti come un tempo. Dati alla mano, possiamo dire senza ripensamenti che la macchina assemblata a suo tempo dagli Exhorder sia stata lucidata e rinnovata adeguatamente, in modo da risultare perfettamente al passo coi tempi correnti. Sia che si tratti di fucilate come “Beware The Wolf” e “Rumination”, o anche di midtempo più o meno oscuri come “Hallowed Sound” e “The Arms Of Man”, è evidente che la direzione intrapresa dalla band di New Orleans voglia avvicinarsi il più possibile agli stilemi moderni del groove/thrash, con in più una spruzzata southern e/o stoner, in linea con i testi e l’atmosfera generale del disco. Si possono trovare persino un paio di momenti dal sapore più old school, come una “All She Wrote” enfatizzata da un guitar work ancora più sorprendente rispetto a quello dei brani più spinti; quest’ultimo si deve perlopiù al corpulento axeman Vinnie LaBella, ultimo membro originale rimasto insieme al simpatico vocalist Kyle Thomas, il cui timbro è divenuto con gli anni ulteriormente scuro e graffiante.
Non mancano anche una serie di azzardi non sempre apprezzabili: a partire da un forte senso di prolissità, riscontrabile anche nella lunga e cupa title-track conclusiva, così come un’eccessiva lentezza di fondo isolata, al momento in cui dovrebbe invece esserci un impatto solido e grintoso. Siamo ben consci che si trattino di problematiche alquanto soggettive, che potrebbero anzi incontrare il gusto di determinati ascoltatori, finendo però col provocare inevitabilmente l’amaro nella bocca di molti altri. Tuttavia, è anche vero che l’eccessiva sensazione di deja-vu nei confronti di altre formazioni moderne si sarebbe potuta in qualche modo aggirare, in favore di un approccio più diretto.
In ogni caso, non sarebbe opportuno criticare più del necessario un ritorno così ben orchestrato, ricco di fasi esaltanti e adrenaliniche, così come di momenti introspettivi, il cui buon risultato viene inficiato solo in parte da alcune scelte tutto sommato discutibili.
L’importante, senza dubbio, è che gli Exhorder siano tornati, e col tempo avremo modo di notare quali risultati avranno modo di riscuotere in questa nuova incarnazione.