7.0
- Band: EXILED ON EARTH
- Durata: 00:42:04
- Disponibile dal: 31/05/2024
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
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Una storia quasi trentennale, quella degli Exiled On Earth, se prendiamo in considerazione anche la precedente incarnazione come Maelstrom. Una storia lunga e non perfettamente lineare, considerato che “Vertenebra” è soltanto il quarto album in carriera.
Gli ultimi anni sono stati sicuramente quelli più produttivi, con l’uscita del full-length “Non Euclidean” nel 2020 e dell’EP “The Onyx Path” nel 2022; eccoci allora a questo quarto disco, per ammirare una formazione che si dimostra competente e versatile in un filone, quello del progressive thrash, che negli ultimi anni ha dato segnali di una certa espansione, affiancando giovani realtà ai veterani del settore.
Gli Exiled On Earth hanno viaggiato finora abbastanza sottotraccia, senza aggiudicarsi chissà quali attenzioni o clamori, ma è evidente fin dalle prime battute di “Revived Entity” che vi siano buoni numeri a supportarne le gesta. Si percepisce che i punti di riferimento stilistici siano quelli dell’extreme metal più tecnico e affilato di fine anni ’80 e primi anni ’90, con gruppi di taglio più thrash come Coroner, Annihilator, Voivod ad affiancare Death, Sadus, Pestilence, Nocturnus negli amori di gioventù dei musicisti.
Come già la copertina può fare intuire, ci troviamo immersi in un clima fosco e di sapore fantascientifico, con un’interpretazione di queste atmosfere che ricorda, anche in questo caso, quella un po’ arcana e malsana delle pubblicazioni death metal di (almeno) trent’anni fa. La band si muove agile e chirurgica, senza perdersi in fronzoli, attraverso un riffing affilato e che media tra assalti più sfrontati e tempi medi ragionati, avvalendosi anche di partiture di basso ingegnose e poco lineari.
Il tipo di produzione può ricordare quella di album come “Symbolic” dei Death, un po’ a mezza via tra death metal e il modern thrash dei tempi, con suoni compressi e batteria e basso che suonano un po’ ‘staccati’ dalle chitarre: una soluzione che ci pare si adatti bene alle cupezze della band, brava a insistere su un clima torbido e malevolo, rotto puntualmente da interventi di chitarra solista più aperti e melodici.
Questi contrasti tra asprezza e relativa dolcezza sono l’elemento più importante delle tracce, che con coraggio vanno in una direzione narrativa poco lineare, concedendo pochi ritornelli di facile presa e momenti di facile trasporto. A ciò contribuisce una voce principale molto aspra, forse non sempre in tono e al passo con pennellato dagli strumenti: ruvidezza vocale e avarizia di agganci melodici memorizzabili limitano probabilmente il pubblico a cui l’album si rivolge, mentre dall’altro lato valorizza un discorso artistico personale e ben supportato dalle doti di songwriting e strumentali del quartetto.
In questo dipanarsi criptico e ben poco lineare, preferiamo i momenti dove la melodia si palesa con maggior fulgore, come nelle seconde voci epiche e pulite della seconda parte di “The Dying Sun Of Sarnath”, oppure in “Through The Skeletal Fog”, dove il ritornello si apre a sfumature leggere e armoniose. In altre occasioni avvertiremmo la necessità di qualche strappo, di qualche cambio di velocità che desse un po’ di adrenalina, mentre il gruppo preferisce muoversi in modo più compassato e contorto.
Pur con qualche (lieve) riserva dettata da alcuni passaggi un po’ farraginosi, “Vertenebra” è un disco di valore, di carattere, che merita sicuramente più di un ascolto da parte degli appassionati di thrash-death tecnico e cerebrale, con un occhio di riguardo alla tradizione.