9.0
- Band: EXODUS
- Durata:
- Disponibile dal: 02/02/2004
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Sono trascorsi più di venti anni ormai, da quando nella Bay Area un giovane (ed ancora inesperto) Kirk Hammett decise di mettere in piedi, insieme ad amici fidati, una band di metallo grezzo e sporco, con la sola intenzione di suonare il più veloce e cattivo genere di metallo che si potesse concepire per l’epoca… da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, e ciò che è successo a Kirk è diventato storia… ma Gary Holt, Rick Hunolt e tutti gli altri hanno saputo tenere alto il nome Exodus, attraverso cambi di singer e altri membri della formazione (da segnalare in particolare l’avvicendamento dietro il microfono tra Paul Baloff, storico cantante della band purtroppo stroncato da un infarto solamente due anni fa, e l’ex Legacy Steve ‘Zetro’ Souza), tra consensi generali (determinati dal primo e più prolifico periodo della band, culminato in capolavori quali “Bonded By Blood” e “Fabolous Disaster”) e cadute di tono (l’ultimo “Force Of Habit”, unico flop della band, seguito dall’ovvio scioglimento), fino alla riesumazione di fine anni ’90 in formazione generale, e al nuovo cambio di singer per il tragico motivo di cui sopra. Ci siamo allora: senza più indugiare, sono lieto di annunciarvi che il tanto atteso “Tempo Of The Damned” (del quale i fan più intransigenti hanno potuto avere un’anticipazione grazie al recente mini acquistabile online) è giunto finalmente tra noi. Ebbene, signori e signori, nessun ritorno sulla scena avrebbe potuto essere più clamoroso. “Tempo Of The Damned” è un album maledettamente thrash e memore del tempo che fu, ma nonostante questo assolutamente al passo coi tempi; allo stesso tempo fautore di un’ovvia (e richiesta!) ripresa degli stilemi che fecero famosa la band nei bei tempi andati e portatore di una ventata d’aria fresca all’interno dell’aggressione sonora programmata dai cinque americani; è un disco cattivo, grezzo, che conquista poco a poco, che dapprima resta sulle sue (anche grazie ad una predilezione per mid-tempo non propriamente immediati) ma poi esplode in tutta la sua violenza sonica più velocemente di un pugno sulla mascella, e stringe il cuore in una morsa mortale. Inutile stare a rivendicare il primato di una song sull’altra, inutile dire che la band si è ‘aggiornata’ metabolizzando la lezione degli Overkill di “Horrorscope” ed attualizzandola, inutile dire che “War Is My Shepperd” nel suo incedere ipnotico è già un classico, inutile dire che Souza disegna melodie vocali degne di apparire sulle track principali del mitico “Fabolous Disaster”, inutile sottolineare che probabilmente siamo al cospetto di uno dei migliori (se non il migliore) album thrash prodotto dal 1992 (l’anno dell’esplosione del grunge) in poi. Totalmente inutile. Bisogna sentire. E non lasciatevi ingannare dal primo impatto: questa volta il veleno sprigionato dalla band non è immediato come nell’imprescindibile “Bonded By Blood”, ma agisce lentamente, per portare all’agonia finale ascolto dopo ascolto, lasciandosi assimilare sempre più… Niente più resta da dire: plunder your town, your homes they’ll burn to the ground, you won’t hear a sound until their knife’s in your back… AND THE EXODUS RETURNS TO ATTACK!!!