voto
8.0
8.0
- Band: EXODUS
- Durata: 00:59:41
- Disponibile dal: 23/10/2007
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Il thrash ritorna, e a riportarlo ai fasti di un tempo ci pensano gli Exodus, che scrivono album come se fossero ancora negli anni ’80. La violenza e l’attitudine sono rimaste infatti invariate da quando sono tornati sulle scene con “Tempo Of The Damned”, ribadendo poi la superiorità con quel capolavoro che è “Shovel Headed Kill Machine” arrivando ad oggi con “The Atrocity Exhibition: Exhibit A” . L’’esibizione B è già in cantiere (già quattro canzoni pronte) e vedrà la luce il prossimo anno. Come suona? Gary Holt, mastro dei riff della band da sempre, ha dichiarato che “non c’è niente di cosi brutale e di così definitivo nel genere come questo album. E il prossimo si spingerà ancora oltre”. Tolta la comprensibile enfasi, diciamo che è più o meno così. Se escludiamo le nuove leve che quest’anno hanno fatto uscire ottimi album thrash, palesemente ispirati e scopiazzati ai mostri sacri, come gli Evile, i Bounded By Blood (nati come tributo proprio agli Exodus) e i Fueled By Fire, solamente gli Exodus (aspettiamo i Testament il prossimo anno), fra le band di allora, si producono ad oggi nel thrash metal che fu a dispetto dell’età che sembra pesare per gli altri. Registrato in California con Andy Sneap (Megadeth, Machine Head, Nevermore, Arch Enemy) l’esibizione A conta otto nuove canzoni più breve intro per un’ora esatta di thrash metal di livello storico. “A Call To Arms” è un’intro dal finale melodico, che lascia una sensazione strana. Basta far passare qualche secondo però per sentire subito il riffone di Gary Holt prendere il sopravvento, seguito da un Tom Hunting, tornato dietro le pelli, che non è Bostaph ma sa come picchiare sui ritmi che lui conosce da sempre. Ed è Thrash. Le canzoni sono mediamente molto lunghe. Tranne la prima vera traccia dell’album, perfetta per aprire le danze, ovvero la granitica e veloce “Riot Act” le altre arrivano sugli 8 minuti, e addirittura “The Atrocity Exhibition” supera i dieci. La title track è una traccia di quelle possenti basata su alternanza di ritmo. Inizia lentamente, poi accelera e poi diventa pesantissima nel refrain, lento dove il cantante Rob Dukes mostra tutta la sua cattiveria. Non mancano (sulla falsariga degli album precedenti) tracce più lente e pesanti come “As It Was, As It Soon Shall Be”, “Funeral Hymn” e “Children Of A Worthless God” dove, udite udite, la band americana inserisce un piccolo intermezzo di voce pulita nel coro, peraltro unica concessione alla melodia nell’intero album. Autentiche mazzate dell’album sono “Iconoclasm”, “The Garden Of Bleeding” e la conclusiva “Bedlam 123”, 8 minuti di pura rabbia e cattiveria, la migliore canzone dell’esibizione a che vede nella parte centrale un duetto di assoli di chitarra che vi lascerà senza fiato. I suoni sono eccezionali come al solito, la coppia di chitarristi Holt/Altus si conferma una macchina schiacciasassi a livello di riffing, ce ne sono di bellissimi su questo album. Ma sono anche ispiratissimi in sede di assoli, sia su quelli lenti e lunghi, sia su quelli veloci. C’è chi storcerà il naso dicendo che gli Exodus hanno riproposto la stessa solfa di “TOTD” e “SHKM”. In parte è cosi, (e forse, specie “Shovel Headed Kill Machine” è anche più tosto di questo nuovo lavoro) ma come servono i Bolt Thrower nel death metal, servono gli Exodus nel thrash, unica band di quelle storiche che a distanza di anni continua a picchiare duro, in studio e dal vivo. Granito puro.