5.5
- Band: EXTREMA
- Durata: 00:47:14
- Disponibile dal: 07/05/2013
- Etichetta:
- Fuel Records
- Distributore: Self
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Avevamo già avuto delle brutte avvisaglie ascoltando il precedente lavoro “Pound For Pound”, salvato dal grande mestiere di una band ormai espertissima; mestiere che non basta a cementare “The Seed Of Foolishness”, ultima fatica in studio degli Extrema. Da sempre il combo milanese é stato attaccato anche violentemente, spesso prescindendo dal discorso musicale, ma fino ad oggi aveva sempre mantenuto uno standard qualitativo di discreto livello, con qualche picco e qualche lavoro meno riuscito. Il nuovo album, a nostro parere, rappresenta il primo vero flop artistico di una band che dimostra di avere ancora voglia, ma che stavolta non riesce a concretizzare al meglio le idee uscite dalle sessioni di songwriting. All’interno di “The Seed Of Foolishness” i brani da salvare sono tre o quattro, non di più. La traccia migliore del lotto é “Bones”, che forse é anche quella più derivativa, trattandosi di una power ballad dal flavour sudista che non può non ricordare Pantera e Down. Niente male nemmeno la lunga “Ending Prophecies” e la conclusiva “A Moment Of Truth”, sebbene quest’ultima probabilmente farà storcere il naso ai fan più oltranzisti. Infatti, si tratta di una ballata intimista che alterna ardori sudisti ad un certo rock americano da classifica (Nickleback, Creed), ma che viene nobilitata da una squisita chitarra vintage che tratteggia gli umori del brano. “Ending Prophecies” invece evidenzia la volontà degli Extrema di cercare strade più complesse e tecniche, pur rimanendo all’interno di un groove metal piuttosto moderno. Molto buono il finale fatto di chitarre acustiche e – anche qui – da movimenti vicini al rock di stampo sudista. Diciamo quindi che la versione “roots” degli Extrema funziona piuttosto bene. I Nostri incredibilmente cadono sui loro territori, quelli più muscolosi e legati al passato. Se l’opening track “Between The Lines” si salva per il rotto della cuffia grazie soprattutto alla prova concreta di Tommy Massara alla sei corde, brani quali “The Politics”, “Again And Again”, “Deep Infection” e soprattutto il primo estratto “Pyre Of Fire” si dimostrano noiosi, poco incisivi nonostante il tonnellaggio posto in essere e dotati di melodie che non riescono a fare la differenza, arrivando anche al limite del fastidioso in “Pyre Of Fire”. Che sia questo l’album che segnerà uno spartiacque nella discografia dei Nostri e li traghetterà verso un’ultima parte di carriera (che auguriamo loro sia ancora lunga) più pacata e meno legata agli stilemi del passato? La differente qualità dei brani qui presenti parla chiaro ed evidenzia in maniera impietosa cosa, oggi come oggi, agli Extrema riesca meglio fare; perlomeno su disco, visto che on stage fortunatamente i milanesi mantengono inalterata la loro bellicosa carica primigenia.