voto
8.0
8.0
- Band: EYECONOCLAST
- Durata: 00:43:01
- Disponibile dal: 25/11/2009
- Etichetta:
- Downfall Records
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Roma è diventata ormai una consuetudine quando si parla di metal estremo italico: prima o poi capita sempre di tornarci a fare una puntata. Il pretesto ce lo danno questa volta gli Eyeconoclast, band che Metalitalia.com segue già da qualche anno (avevamo recensito i loro promo-CD) e che vede fra le proprie fila due membri degli Hour Of Penance, Mauro Mercurio alla batteria e Giulio Moschini (MG Hexadecimator) al basso. Il nome della sempre più nota death metal band capitolina non è però tra quelli che tornano in mente più volte nel corso dell’ascolto dell’album: la proposta degli Eyeconoclast si muove infatti su binari piuttosto diversi, configurandosi come una frenetica miscela di sonorità death-thrash anche molto tecniche e attitudine quasi punk che finisce per non scontentare né gli amanti del marciume sonoro, né quelli della precisione e della forma. Dieci brani intensissimi, caratterizzati da una foga che può solo ricordare i migliori Defleshed e The Crown. Un’influenza, quella di questi capisaldi scandinavi del death-thrash di fine anni ’90, che i nostri mescolano con quella degli inossidabili Testament del periodo maggiormente estremo ("Demonic" e "The Gathering") nei passaggi più controllati, nei quali il frontman Synder riesce perfettamente ad adeguarsi alla situazione, passando dallo screaming a tonalità più roche e intelligibili. Espediente, quest’ultimo, rintracciabile già sui demo, ma che qui viene messo in atto in maniera più curata e matura e che da risultati nettamente più efficaci. Piace inoltre l’atmosfera generale del lavoro, che pur prendendo a piene mani dalla tradizione degli anni ’80 per quanto riguarda certi riff, gode di una produzione moderna e di suggestioni quasi aliene, inquietanti quando non claustrofobiche, a tratti esaltate da effetti elettronici mai invasivi. Una sorta di "Blade Runner" in chiave death-thrash, che ha come assoluti punti di forza una grande compattezza di fondo a livello stilistico e, soprattutto, una mole di soluzioni per brano che spesso lascia stupefatti, quasi come se il gruppo volesse ricreare anche certe evoluzioni sonore dei Dark Angel. Un album dunque da non perdere, se si è alla ricerca di inventiva e vitalità applicate al caro vecchio death-thrash di qualche anno fa. Con "Unassigned Death Chapter" un altro dei segreti ben riposti della capitale esce finalmente allo scoperto.