FABRICANT – Drudge To The Thicket

Pubblicato il 12/09/2023 da
voto
8.0
  • Band: FABRICANT
  • Durata: 00:43:08
  • Disponibile dal: 15/09/2023
  • Etichetta:
  • Profound Lore

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Facendo seguito all’intrigante e inquietante viaggio allucinato in chiave death-black di “Offscourings”, ultima fatica dei suoi Mefitis, il polistrumentista Jake “Pendath” Dawson ritorna con il primo full-length dei Fabricant, gruppo inizialmente avviato nel 2010 e poi accantonato dopo un paio di demo e uno split. Dopo avere resuscitato il progetto un paio di anni fa – assieme ad altri polistrumentisti come Ryan Daugherty e Troy Roberts, entrambi a un certo punto vicini agli stessi Mefitis – il giovane musicista californiano si è impegnato per portare i Fabricant a un definitivo salto di qualità, mettendo insieme un debut album di rara intensità formale e concettuale.
Se il tecnicismo a oltranza, l’espressione libera, quasi da stridente voce fuori dal coro, sono tra i cosiddetti marchi di fabbrica dei suddetti Mefitis, in questo progetto parallelo il death metal prende una piega più decisa e ‘riffata’, pur ovviamente senza rinunciare a un carattere obliquo e a puntuali deragliamenti verso atmosfere sulfuree. Tutto sommato, si sente come l’autore delle due opere sia il medesimo artista, ma se “Offscourings” si era fatto segnalare per i suoi i picchi cerebrali/tonali, ottenuti esasperando gli intrecci di chitarra, questo “Drudge to the Thicket” offre maggiore tensione elettrica, trovando anche il modo di colpire con delle impennate ruvide che vanno regolarmente a spezzare le traiettorie contorte, concedendo respiro, appoggio e un’orecchiabilità sui generis.
Questa trasversalità porta a parallelismi di una certa caratura: un simile tipo di ostinazione, di laboriosità che prende energia e dà energia, conducendo all’improvviso a momenti di grande esaltazione, può ricordare i Demilich, oppure gli ultimi Gorguts, soprattutto quando si fa largo il basso, suonato con quel misto di tecnica e urgenza tipico di Colin Marston. L’equilibrio delicatissimo che emerge dal continuo scontro tra strumenti, nel loro confronto sincopato e spasmodico, porta poi con sé un’armonia che a tratti calza perfettamente con il repertorio dei mai dimenticati Anata, quelli di dischi come “Under a Stone with No Inscription” e “The Conductor’s Departure”.
Puntualmente, la musica mostra la volontà del trio di spiazzare l’ascoltatore, tuttavia, quando si entra nel vivo dei brani e il ritmo si alza, il lavoro strumentale riesce spesso a ritrovarsi su un’unica retta e a farsi coinvolgente, creando un vero pathos con la giusta ripetizione di temi e riff, evitando così di risultare troppo cervellotico e pretenzioso (ammesso ovviamente che si abbia un minimo di familiarità con la materia di base).
Questi dieci brani finiscono insomma per mettere in mostra il lato più ‘umano’ di Pendath e soci, qui impegnati nella creazione di un’opera death metal che conferma una scrittura di rara caratura, in particolare per la capacità immersiva che determina nell’ascoltatore. Non stupisce che un’etichetta di spessore come Profound Lore l’abbia inserita fra le priorità di questa parte finale del 2023.

TRACKLIST

  1. Prey to Whom
  2. Eloper's Revelations
  3. Demigod Prototype
  4. Song of Stillness
  5. Disjunct
  6. Headless
  7. Borderland Vigil
  8. Adrift the Sleepless Swamp
  9. Drudge to the Thicket
  10. Until the Heavens Grow Dark
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