7.0
- Band: FALAISE
- Durata: 00:44:36
- Disponibile dal: 31/01/2023
- Etichetta:
- Flowing Downward
Spotify:
Apple Music:
Malinconia e isolamento sono da sempre gli elementi cardine della proposta dei Falaise, progetto che nell’ultima decina d’anni si è fatto portavoce di un suono post-black metal che ha sempre cercato di spaziare nelle più svariate sfaccettature del genere. Con “After All This Time” il duo umbro arriva al traguardo del quarto full-length, offrendoci sei nuove composizioni e circa tre quarti d’ora di musica che, come di consueto, si pongono come un percorso fortemente introspettivo. Ancora una volta, titoli e artwork rievocano nell’ascoltatore uno spiccato senso di nostalgia, oltre a una sorta di misticismo universale, in cui le ariose melodie di Lorenzo Pompili e Matteo Guarnello cercano di farsi il veicolo attraverso cui l’ascoltatore possa giungere ad uno stato di puro abbandono. Partendo da queste premesse, si capisce come anche questo capitolo del progetto si ponga obiettivi piuttosto elevati, partendo da un sound cristallino ed incantatore, ben gestito e interpretato da musicisti che hanno ormai maturato una certa esperienza in questo campo. Il cosiddetto flusso di coscienza sembra talvolta appartenere ad epoche ormai distanti da quella attuale, ma opere come questa sanno ancora affidarsi a tale approccio senza risultare troppo ridondanti. Certo, qua e là può farsi largo un senso di ‘già sentito’ – vuoi perché le tracce tendono spesso a sfumare le une nelle altre come parte di un unico grande movimento, vuoi perché le influenze musicali sono lampanti e fieramente mostrate – tuttavia l’ascolto riesce comunque a donare vari spunti evocativi, oltre a trasmettere una genuinità in grado di stuzzicare l’orecchio più critico e terreno. I Falaise ambiscono a offrire un’esperienza profonda e struggente e, in questo senso, le loro composizioni – sovente sostanzialmente a cavallo fra post rock e dream pop, su cui si staglia il classico screaming black metal – sono quasi sempre capaci di toccare le corde giuste, descrivendo e indagando minuziosamente le cicatrici e i pensieri a cui spesso fanno riferimento, sulla scia di formazioni come An Autumn For Crippled Children (paragone ricorrente nell’andatura di certi brani e nelle scelte di produzione), primi Lantlos e Deafheaven.
Il risultato finale è insomma un album certamente piacevole, delicato ed etereo, che si presta sia all’ascolto in sottofondo, che a quello più approfondito (magari in cuffia), per coglierne tutte le suadenti sfumature.