8.0
- Band: FALLING IN REVERSE
- Durata: 00:37:48
- Disponibile dal: 16/08/2024
- Etichetta:
- Epitaph
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Che Ronnie Radke fosse destinato ad una vita da rockstar era pronosticabile fin da quando, ormai vent’anni fa, mosse i primi passi con gli Escape The Fate, all’epoca astri nascenti della scena emocore. Neppure i guai giudiziari, costatigli due anni dietro le sbarre e la perdita del posto nella band, sono riusciti a fermarlo; è così che nel 2010 nascono i Falling In Reverse (originariamente denominati From Behind These Walls), progetto con cui il pluritatuato rocker è libero di sperimentare, passando dal glam-core di “The Drug In Me Is You” (2011) allo space rock di “Coming Home” (2017).
Dopo quattro album di discreto successo – con piazzamenti a ridosso della Top 20 di Billboard – a partire dal 2019 la formazione di Las Vegas inizia a pubblicare direttamente singoli, una scelta forse meno romantica ma vincente in un mercato musicale sempre più liquido – ne sono prova le centinaia di milioni di ascolti in streaming della title-track – nonché in grado di fomentare l’hype grazie anche a video virali come “Watch The World Burn”, blockbuster da YouTube nello stile di Garth Ennis.
Tutto questo sforzo promozionale sarebbe stato tuttavia vano senza un disco all’altezza, ma le smisurate ambizioni di RR sembrano stavolta aver trovato compimento – grazie anche ad una pletora di collaboratori tra nuovi compagni di band, ospiti esterni e produttori – nel lavoro più ambizioso dei Falling In Reverse, nonché verosimile termine di paragone per un certo tipo di metal moderno, abituato a misurarsi con Bring Me The Horizon, Motionless In White ed Hollywood Undead.
Accantonate le incertezze rap-core di “Fashionably Late”, il combinato disposto tra flow da chopper, breakdown a mitraglia, elettronica da largo consumo e ritornelli ultramelodici delle già citate “Popular Monster” e “Watch The World Burn” travalica i confini di nu metal e metalcore, toccando l’apice con il trap deathcore di “Ronald” (vero nome di Radke), in una sorta di all star game con Alex Terrible (frontman degli Slaughter To Prevail) e il rapper Tech N9ne.
La grandeur di questo disco è più vicina al mondo hip-hop che al metal, e non a caso “Prequel” e “NO FEAR” aprono e chiudono la tracklist dei pezzi originali con un’epica moderna degna di Eminem e Dr. Dre, ma nel mezzo non mancano altre carte vincenti: se il country-core di “All My Life” (con Jelly Roll nel ruolo del Kid Rock di turno) risulta un po’ forzato, al contrario “Bad Guy” (con la wrestler Saraya, fidanzata del frontman) e “Trigger Warning”, marcetta con un piano da saloon, sono due pezzi brevi ma non per questo meno efficaci, così come “Voices In My Head” e “ZOMBIFIED” non fanno quasi notizia in una tracklist così ricca, pur essendo due anthem per cui i Wage War venderebbero le proprie madri.
Menzione a parte, infine, per la cover di “Last Resort (Reimagined)” posta in chiusura, che riesce a mantenere l’intensità dell’originale pur in un’inedita versione orchestrale per piano e voce.
La sovraesposizione mediatica, la peculiarità del personaggio e la diversità di genere daranno vita come sempre ad infinite discussioni, ma, comunque lo si voglia definire, “Popular Monster” resta un disco grandioso – nel senso letterale del termine – destinato verosimilmente a diventare una pietra miliare degli anni Venti.