7.5
- Band: FALLUJAH
- Durata: 00:41:32
- Disponibile dal: 22/07/2014
- Etichetta:
- Unique Leader
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Terza prova su Unique Leader per il quintetto californiano, che con il nuovo “The Flesh Prevails” fortunatamente riprende l’interessante discorso avviato con l’EP “Nomadic”, cercando di mescolare una sensibilità melodica ambient/progressive con un substrato ritmico di marca death metal. Due scenari completamente diversi, due sollecitazioni opposte… aspirazioni cinematografiche, vere e proprie arie celestiali e la severità e il tecnicismo di certo metal estremo che trovano sintesi nelle musiche del gruppo statunitense. “Nomadic” è stato appunto il primo tentativo da parte dei Fallujah di forgiare questo suono più arioso ed emotivo e “The Flesh Prevails” ne è a tutti gli effetti il logico successore: le intelaiature dei pezzi sono state levigate e lo stile approfondito ulteriormente. Il disco, con il suo andirivieni di incursioni rapidissime e note angeliche, ha a tratti la forza ipnotica della risacca e ci trasporta in panorami di intima meditazione. Il growling di Alex Hofmann o i blast-beat a cui le ritmiche spesso ricorrono richiamano chiaramente il mondo death metal, ma il vero fulcro della proposta, ovvero i sinuosi intrecci di chitarra e il sempre più intraprendente lavoro di synth, non potrebbero evocare atmosfere più distanti da quelle tipicamente extreme metal. In numerosi brani il sound propende senza grandi indugi per il versante melodico delle influenze dei ragazzi: sonorità squisitamente eteree che si accendono già a partire dall’opener “Starlit Path”, anche se è con il singolo “Sapphire” che l’album esplode veramente, in un tripudio di percussioni impazzite, la sensualità di una notte stellata e motivi chitarristici ora sereni, ora malinconici, che si intrecciano e si rincorrono in tortuose fughe, come se The Faceless e Origin provassero a fare il verso ai Deafheaven. Ci piacerebbe che i Fallujah mettessero questo cuore anche nella forma dei loro dischi, i quali si avvalgono sempre di produzioni sin troppo fredde e digitali, lontane appunto dal sentimento che invece emerge con forza dalle loro note. Vi è troppa rigidità, troppa perfezione nella struttura base di “The Flesh Prevails”: il disco così è senza dubbio valido, ma un tocco più umano nelle performance strumentali e nei suoni avrebbe fatto guadagnare al tutto diversi punti in più. In ogni caso, il fascino dei contenuti di questa nuova opera è davanti a tutti: manca poco affinchè la band raggiunga la completa maturità.