6.0
- Band: FALLUJAH
- Durata: 00:44:05
- Disponibile dal: 22/11/2011
- Etichetta:
- Unique Leader
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Bastano pochi minuti per mettere in chiaro che oggi in California, quando si parla di death metal tecnico e melodico, c’è altro oltre ai pluri-menzionati The Faceless, Son Of Aurelius e Burning The Masses. Basta ascoltare le prime tracce di “The Harvest Wombs”, esordio sulla lunga distanza dei Fallujah, quintetto di San Francisco messo sotto contratto dalla storica Unique Leader. Le canzoni della band hanno la forma e la sostanza di questo recente movimento: prendete ciò che Death e Cynic hanno confezionato attorno alla metà degli anni ’90, lasciatelo qualche tempo in pasto a dei giovani ragazzi cresciuti nella scena metal-core e vedrete che il materiale che uscirà da questa esperienza non sarà molto diverso da quello che si trova negli album prodotti da queste nuove realtà; quindi, un death metal che è appunto tecnico, melodico e tutto sommato descrivibile come una versione ben più semplice, easy listening e moderna del sound creato da alcuni colossi del genere tanto tempo fa. Nel caso dei Fallujah, sono in verità presenti anche delle aperture vagamente blackeggianti, anche se l’attitudine pseudo-virtuosa dei nostri e l’atmosfera futuristica che caratterizza l’intero lavoro garantiscono pure in questi casi grandi dosi di melodia. Inoltre, non va sottovalutata affatto l’impostazione della produzione: limpida e fredda… anzi, freddissima! Suoni leccati che, oggettivamente, non incutono proprio alcun timore. Purtroppo questo è lo sciagurato trend attuale e i Fallujah vi aderiscono in pieno, tirando fuori un album death metal (o pseudo-tale) nelle intenzioni, ma fondamentalmente innocuo nella sostanza. Ed è un peccato, perchè le tracce, pur essendo poco personali o comunque lontane dalla varietà e dal brio di quelle di un gruppo come i The Faceless, risultano spesso piuttosto ben strutturate. Questa resa sonora così nitida è certamente destinata a impressionare le nuove leve – che sono poi probabilmente il vero target di una band come quella in questione – mentre un ascoltatore più scafato forse si troverà a fare i conti con un lavoro che alla lunga risulta piatto e senz’anima, quasi come se fosse stato registrato da un computer.