FALSE – Untitled

Pubblicato il 23/12/2015 da
voto
7.5
  • Band: FALSE
  • Durata: 00:59:46
  • Disponibile dal: 16/06/2015
  • Etichetta:
  • Gilead Media

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Tra le novità più promettenti della scena black metal americana, i False si presentano con questo “Untitled” all’appuntamento con il primo LP. I sei musicisti, che hanno alle spalle un’intensa attività con diverse band della scena punk/DIY, non fanno alcun mistero delle loro radici raw, ma questo non si traduce affatto in una proposta musicale incompiuta o mal prodotta, anzi: il loro album brilla di immediatezza d’impatto ed espressiva, ma all’interno di una costruzione dei brani molto sfaccettata e curata. La matrice generale è quella di un black metal atmosferico, quasi sinfonico, a patto che tale definizione vi richiami alla mente i lavori di band come Emperor o i primi Dimmu Borgir, perché il lavoro delle tastiere, qui, non ha nulla di orchestrale; si tratta invece di un tappeto sonoro che offre, specie dopo diversi ascolti, una serie di sfaccettature e arricchimenti atmosferici che spuntano qua e là, come riflessi di un cristallo prezioso: esemplare, in tal senso, “The Deluge”, che regala anche un bridge centrale guidato dal basso di raro trasporto (leggasi: headbanging). Altre volte, invece, le partiture di tastiera diventano il contrappunto di un blast beat violentissimo e veramente d’antan, per esempio nella conclusiva, violentissima ma emozionante “Hedgecraft”. Le silenziose foreste norvegesi, squarciate senza tregua da un riffing inarrestabile, si trasferiscono senza soluzione di continuità dall’altra parte dell’Atlantico, in forme tuttavia originali. Spicca, a tal riguardo, l’originalità dei midtempo che per brevi attimi permettono all’ascoltatore di tirare un respiro e di illudersi che l’alba sia dietro l’angolo, come avviene, nuovamente, nell’ultima traccia o nella seconda parte di “Saturnalia”, brano manifesto che apre l’album, ma è tutta illusione. Le cinque suite che compongono l’album (parliamo di oltre nove minuti di durata per il pezzo più breve) sono affreschi magniloquenti, trascinanti ma colmi di malignità, in cui per ogni breve rallentamento ci attendono, dietro l’angolo, sciabolate alla giugulare di tastiere, o chitarre alla velocità del suono. Piccolissima nota di demerito, che assolutamente non toglie valore a questo lavoro, va però alla resa vocale. Il più che adeguato growling di Rachel fa veramente alzare le sopracciglia di meraviglia dopo trenta secondi, e scordatevi gli Arch Enemy: qui parliamo della moglie di Satana, alla voce, la quale, però, finisce in alcuni momenti per essere messa in secondo piano dagli altri strumenti. Un elemento che in fase di produzione, in futuro, andrà forse limato, ma d’altro canto alzi la mano chi preferisce il remaster perfettino di “Stormblåst” alla cattiveria della versione originale.

TRACKLIST

  1. Saturnalia
  2. The Deluge
  3. Untitled
  4. Entropy
  5. Hedgecraft
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