7.5
- Band: FANGE
- Durata: 00:15:23
- Disponibile dal: 14/08/2020
- Etichetta:
- Throatruiner Records
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Se già in condizioni normali abbiamo rilevato, anno dopo anno, la costanza e l’elevata produttività dei Fange, non possiamo certo stupirci se, grazie al forzato lockdown, i tre francesi tornano tra noi dopo appena quattro mesi dal loro ultimi disco. “Poigne”, come da traduzione, sembra dimostrare il desiderio dei Fange di non allentare la presa sul loro pubblico, ma scordatevi un EP fatto in fretta e furia ripescando magari frammenti di brani mai completati. Qua i Fange scardinano una volta per tutte i confine dello sludge, attingendo come nell’ultimo full-length alle rasoiate asettiche e ipnotiche dei Godflesh, con trascinanti loop a fare la forza di brani come “Les Jours Azurs” o “Flamme Mourante”; e tutto senza perdere forza quando si tratta di tirare bordate sui denti. La grossa differenza rispetto al passato, però, sta nel passaggio all’uso predominante delle macchine e della programmazione: il basso e la batteria non esistono materialmente più, giusto le chitarre fanno ancora qua e là capolino, ma come puro effetto “melodico” alternativo alle voci: anch’esse sempre strazianti, distanti, e per questo affascinanti. Specie quando, nella porzione centrale di “D’Un Désarroi L’Autre” ,si sovrappongono in forma di urla, sussurri e una terza linea vocale quasi asettica. Nell’ultimo dei quattro brani presenti i Fange si spingono ancora oltre nella loro ricerca verso una nuova direzione, ormai quasi completamente industrial, guardando ad esperienze decisamente esterne al mondo del metal, e del puro alveo dello sludge in particolare: lo fanno col ricorso a effetti binaurali e cadenze da doom electronics e distopiche colonne sonore, senza comunque mancare in violenza e ispirazione. Come dei moderni Lustmord, di cui non toccano le vette di decostruzione, ma di cui sfiorano bene il disagio assoluto. Difficile essere colpiti così favorevolmente da appena quattro tracce, ma il salto di qualità dopo un disco già molto apprezzabile è quasi stupefacente, e soprattutto ci lascia con l’acquolina alla bocca in attesa degli sviluppi futuri.