7.0
- Band: FANGE
- Durata: 00:39:05
- Disponibile dal: 24/04/2020
- Etichetta:
- Throatruiner Records
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La band transalpina aveva già avuto modo di mostrare un’apprezzabile crescita nel corso della sua carriera, e proprio quando, all’alba del quarto disco, potevamo mettere in conto qualche rischioso passo falso o segnali di stagnamento, ecco che i Fange riescono a colpirci ancora favorevolmente. “Pudeur” è l’espressione di una band ormai matura, che ha evidentemente attraversato fasi di ‘innamoramento’ diverse (dai Neurosis ai Soilent Green, passando per l’industrial più nevrotico), e che arriva oggi a introiettare al meglio le proprie radici musicali, aggiungendo ulteriori elementi di personalità. Otto brani che mostrano quasi altrettante facce della loro violenza sonica, tenute insieme come di consueto dagli strazianti intrecci vocali dei tre membri e dalla sezione ritmica quadrata e sporchissima, ma con il decollo di due elementi che ancora non mostravano il loro meglio nei full length precedenti: in primis dei riff furiosi che finalmente si appiccicano in testa (“Soleils Vaincus”, “Cafard Céleste”), poi un uso molto più puntuale e ricercato di loop e suoni sintetici. Dove prima la componente industrial guardava a una componente d’atmosfera, erigendo colossi di suoni soffocanti – di cui resta traccia in brani come “Génuflexion” – ora i Fange piegano i sintetizzatori come i loro maestri Godflesh in reticoli sonori improbabili e folli (“À Tombeaux Ouverts”, “Dieux Gémissants”). In generale, poi, se prima trionfavano i midtempo cavernosi e soffocanti, ecco che adesso il trio della Britannia sembra aver scoperto, godendone, la propria capacità di esprimersi con tempi accelerati, creando mazzate sui denti fracassone, degne di High On Fire o primi Mastodon: su tutte “Croix De Paille”, dove pure non abbandonano del tutto il lato più dilatato dello sludge, a loro caro. Ottimo il finale evocativo di “Total Serpent”, dove la produzione mette sugli scudi il muro di chitarre e il sottotesto hardcore da sempre presente nei Fange, finalmente libero di emergere, qui come in diversi altri passaggi del disco, grazie a un approccio complessivamente più scarno ma esaltante. “This is ignorant music for the Educated Man”, come dichiarano orgogliosi sulla loro pagina Bandcamp… e non ci sentiamo di contraddirli.