FATES WARNING – Disconnected

Pubblicato il 11/12/2024 da
voto
9.0
  • Band: FATES WARNING
  • Durata: 00:51:30
  • Disponibile dal: 25/07/2000
  • Etichetta:
  • Metal Blade Records

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Nella seconda metà degli anni ’90, i Fates Warning – che delle metamorfosi all’interno del progressive metal ne hanno compiute già parecchie a quel tempo – approdano a quello che da molti è considerato il loro capolavoro, la summa del pensiero colto e cerebrale in dote alla formazione americana. “A Pleasant Shade Of Grey”, un’unica composizione divisa in più atti, segna in effetti uno degli apici di tutto il movimento progressive metal, che in quegli anni stava vivendo il suo periodo di auge, almeno quanto a dominanza negli ascolti del metallaro medio. Se i numeri del prog, rock e metal, in termini di numero di ascoltatori, presenze ai concerti, sono addirittura cresciuti, grazie anche a un positivo fiorire di sottogeneri e contaminazioni, l’età dell’oro per il progressive metal propriamente detto sta probabilmente proprio sul finire del secolo e del millennio.
Se i Dream Theater erano – giustamente – i leader incontrastati di questa scena e lo saranno anche in futuro fino ad oggi, i Fates Warning arrivavano appena dietro. “A Pleasant Shade Of Grey” segna un ennesimo acuto per una formazione che nel passaggio tra la dimensione più tipicamente metallica e i raffinamenti della maturità non ha avuto scossoni o incertezze, andando avanti limpida e sicura per la sua strada. Approdando nel 1997 a un disco unico nel suo genere, un simbolo di come si possa scrivere musica colta, complessa, eppure estremamente diretta e di relativamente facile assimilazione.
A quel punto però, nell’immediato futuro, non era probabilmente facile dare un successore che appagasse le – altissime – attese della fanbase. Inaspettatamente, i Fates Warning se ne uscirono con qualcosa di profondamente diverso, una ridefinizione prima di tutto formale dei propri canoni che non poteva non lasciare spiazzati, ai tempi. E che rimane a sua volta qualcosa di unico nella sterminata e fortunata discografia della band.
“Disconnected” si rivela insolito fin dalla copertina, apparentemente incoerente con il gruppo e la sua storia fino a quel momento. Eppure, basta dare un primo ascolto, approfondire i testi, per capire che quella copertina lì, più vicina a quella di un album nu metal o crossover – in quel periodo ancora vivo e scalpitante – era stranamente perfetta per i contenuti musicali. L’intro “Disconnected (Part 1)” getta subito una patina algida e alienante sul disco, come a preannunciare quell’idea di distacco, asetticità, trasmessa dalla copertina. La prima vera canzone, “One”, va quasi nel verso opposto, non fosse per gli arrangiamenti elettronici – mai invadenti o dominanti – e un suono compresso e sintetico, soprattutto per le chitarre, che cerca di spogliare in parte di emotività le idee della band. “One”, così diretta, potente e con un ritornello tirato e cattivo quanto basta, sarebbe il prototipo del singolo prog metal, tra tempi dispari incalzanti, un riffing dritto al punto e le divagazioni di basso; mentre alcuni piccoli incisi più riflessivi paiono portare, fin lì timidamente, in una dimensione più astratta e cerebrale. Quella inaugurata con ben altre atmosfere da “So”, quando i legami con il progressive metal ‘abituale’ dei Fates Warning vanno in effetti un po’ a corrodersi e un’insolita, plumbea, durezza, fa capolino. Le chitarre si ingrossano, l’elettronica si mette a dettare un clima asettico, di pacato e freddo annichilimento delle emozioni. La voce di Alder si accorda a queste sonorità rarefatte, le tonalità si abbassano, la tristezza e una serpeggiante disillusione si fanno strada, intanto che il cantante fa risuonare, allo sfinimento, quanto sia ‘stanco di te, stanco di me’.
“Pieces Of Me” ripresenta le caratteristiche di un progressive metal dai pochi fronzoli, emanando una drammaticità superiore a quella di “One”. È il pezzo più metallico e violento di “Disconnected”. Qui chitarre, elettronica e batteria si sintonizzano nel far pulsare tensione, con un’indole rabbiosa e inquieta trasversale tra i generi più acclamati all’epoca. I veri gioielli del disco debbono però ancora arrivare.
In “Something For Nothing” le ambizioni sperimentali traboccano, con una prima metà dedicata a un lungo soliloquio di Alder, contornato da un’elettronica sottile, carica di tensione e molto descrittiva, con gli elementi metal ridotti ai minimi termini: la seconda parte è invece un crescendo drammatico, ancora algido e gelidamente sofferto. La dolcezza del ritornello contrasta con la cupezza delle strofe e alcuni stacchi particolarmente pesanti. Una specie di ponte tra presente e futuro del progressive. “Still Remains” amplia il discorso, configurandosi come un’intensa suite, riassunto ed esaltazione di tutte le sfumature emotive e concettuali di “Disconnected”. Si intervallano momenti riflessivi e dilatati, stacchi più poderosi e quadrati, note di piano e atmosfere futuriste; la narrazione di Alder è accorata e sofferta, proiettandoci in un labirinto di tormenti interiori. Un brano dalle mille sfumature, tanto stratificato quanto carico di pathos. “Disconnected (Part 2)” è infine una lunga coda strumentale, dove si riprende il tema sonoro dell’intro e lo si evolve in modo sempre più plumbeo, siderale, emanando una sensazione di glaciale, ineluttabile solitudine. Una chiusura coerente ai temi principali del disco, vero unicum nella discografia dei Fates Warning.
Nel 2004, Con “FWX”, torneranno a una concezione più ‘classica’ del progressive metal, inaugurando un ventennio meno appariscente e audace nelle uscite discografiche, anche se sempre di ottimo livello. Mentre “Disconnected” rimarrà probabilmente l’album più atipico della loro storia.

TRACKLIST

  1. Disconnected (Part 1)
  2. One
  3. So
  4. Pieces of Me
  5. Something from Nothing
  6. Still Remains
  7. Disconnected (Part 2)
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