7.0
- Band: FAUSTCOVEN
- Durata: 00:42:53
- Disponibile dal: 31/07/2018
- Etichetta:
- Nuclear War Now
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Quarto album per il duo norvegese, e primo dal 2012, questo “In The Shadow Of Doom” parte massiccio e senza intro o fronzoli, mettendo subito in mostra i muscoli di un doom agonizzante e impietoso, che sin dai rocciosi riff di “The Wicked Dead” chiarisce le proprie velleità horrorifiche e che guardano minacciosamente a dei contorni black metal più di forma che di sostanza – tuttavia l’ombra dei Bathory aleggia, in disparte, a osservare. Il sound scarno (comunque più pulito che in altre prove) acuisce un senso di miseria e futilità, e benché non si nascondano delle aperture inaspettate (la chitarra che apre “Devil’s Share”, a dirne una, ma anche certe pennellate di “As White As She Was Pale” sembrano provenire da un’altra sala prove), la sostanza scura nella quale siamo sommersi è quella del destino più opprimente.
Il disco se la cava discretamente in fase di minutaggio (otto pezzi per una quarantina di minuti), mostrando brani lenti e insostenibili che nel loro peregrinare intrecciano un riffing che più classico non si potrebbe volere ad un’epicità stonata e poco pomposa, dove il vociare ansante di Gunnar Hansen trascina l’ascoltatore in una marcia funebre che ha ben poco di vittorioso. Non v’è traccia di positività né di apertura, in quest’album, e sebbene si finisca inesorabilmente verso qualche staticità strutturale, i norvegesi sono accorti abbastanza da plasmare la materia con diversi cambi e riaperture, o di aggiunte insperate, come l’armonica che appare nella già citata “As White…”.
“In The Shadow Of Doom” funziona abbastanza bene, soprattutto quando decide di ingranare su un’ossessività ancora più spaventosa che semplicemente puntare su riff pesanti e tempi lenti (“Sign Of Satanic Victory” in questo ha un incedere superiore al resto), e sebbene non vi siano miracoli qui registrati, i Faustcoven se ne sono usciti con un lavoro che farà contento più di qualche amante di queste sonorità.