FEAR FACTORY – Digimortal

Pubblicato il 28/02/2001 da
voto
5.0
  • Band: FEAR FACTORY
  • Durata:
  • Disponibile dal:
  • Etichetta:
  • Roadrunner Records

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Ricordo come se fosse ieri l’uscita di "Demanufacture", secondo e in assoluto miglior capitolo della band americana. Ad accompagnare quell’uscita, non fu soltanto lo stupore per la sbalorditiva proposta dei nostri, un concentrato di post metal erede dei Sepultura di “Chaos A.D.” ed innesti elettronici riciclati direttamente dalla techno-trance più estrema, ma soprattutto la curiosità sulle possibili evoluzioni di una band incredibilmente ‘avanti’ per la scena metal di allora, e che per assurgere allo status di punto di riferimento avrebbe dovuto saper confermare le proprie doti. E tutti coloro che all’epoca guardarono sospettosi la fortuna della band, convinti dell’ennesimo fenomeno del momento furono costretti a ricredersi con le uscite seguenti, grazie anche all’enorme capacità che i Fear Factory hanno sempre dimostrato di riuscire a riscriversi ogni volta, spesso anche rischiando. Se per “Remanufacture” la band mostrò il suo lato maggiormente techno-core, per “Obsolete” sfoderò tutto il suo potenziale distruttivo in un lavoro che pur castrando in parte la tendenza alle aperture melodiche che aveva contraddistinto brani eccellenti come “Self Bias Resistor” e “Pisschrist”, ricordò una volta per tutte l’indiscutibile appartenenza di Cazares e soci al genere estremo. E come poteva essere ben prevedibile, un album che invece di smussare le pesantezze residue dal debut "Soul Of A New Machine" finiva per accentuarle, fece la gioia del pubblico metal, ma non quella dell’etichetta della band, la celeberrima Roadrunner, probabilmente intenta a trasformare i Fear Factory in un fenomeno nazional popolare negli States, sulla scia dei Machine Head di “The Burning Red” e il tormentone di “From This Day”, a tal punto dal tentare il tutto per tutto per risollevare le sorti di "Obsolete" ristampando l’album con l’aggiunta di “Cars” (cover di Gary Numan che vedeva la partecipazione dello stesso anche nel video girato dalla band), un brano forse eccessivamente melodico per la band, ma che grazie anche ad il videoclip in heavy rotation su MTV ha aiutato ad incrementare la notorietà anche aldilà della barricata della musica estrema. Visti quindi i precedenti, non c’era da aspettarsi altro che un album estremamente ammorbidito pronto da dare in pasto al pubblico di MTV, cercando di strizzare al tempo stesso l’occhiolino anche al pubblico metal, senza il quale i Fear Factory non sarebbero dove ora si trovano. E purtroppo il nuovo "Digimortal" si attesta esattamente nelle previsioni: un songwriting stanco, privo dei lampi di genio soliti dei nostri, con una produzione eccessivamente mainstream e delle sonorità che troppo ricordano le varie copie delle copie dei Korn…Basta ascoltare il singolo apripista, “What Will Become”, che strizza l’occhio all’insulso crossover che va di moda di questi tempi, per rendersi conto che ci troviamo di fronte ad una band completamente stravolta nel tipico sound che l’aveva contraddistinta, a partire dalla voce di Burton C.Bell, avulsa dal graffiare come ai bei tempi; lo straordinario basso di Christian Olde Wolbers completamente rivoluzionato nel suono, che era inconfondibile sui precedenti lavori, e le chitarre di Dino Cazares piatte come non mai e fin troppo "korniane" nel loro seguire il cliché dettato dal mercato. La prima impressione purtroppo viene confermata anche dalla seconda traccia, ”Damaged”, che convince ancora meno: non brutta nell’insieme, ma troppo scontata per essere Fear Factory…"Linchpin", la stessa title track e "No One", anche dopo svariati ascolti, comunicano poco, lasciano qualche bel motivetto per la testa, ma l’abuso di soluzioni già sentite migliaia di volte non aiuta a sollevare dei brani in cui la sostanza è di assoluta latitanza. I pezzi scorrono, e a parte dei ripescaggi dalla new wave in alcuni giri ed in alcuni cantati puliti come in "Will There Never Be An End", probabilmente suggeriti dalla collaborazione con Numan, l’album si attesta su dei livelli sicuramente superiori alla media delle uscite in campo nu-metal e crossover, ma indegnamente mediocri rispetto a qualsiasi altra cosa fatta in precedenza dai Fear Factory. Sebbene ogni singolo passaggio sia stato curato all’inverosimile – basti notare la varietà dei suoni di chitarra, gli innesti tastieristici, l’enorme quantità di melodie catchy che Bell grugnisce e l’ultra-triggerato drumming di Herrera, stavolta davvero al limite del demenziale – c’è veramente poco che sarà in grado di rimanere nelle vostre orecchie, aldilà del successo che avrà nell’immediato futuro…Dall’alto della loro unicità i Fear Factory hanno preferito rinchiudersi in un insulso stereotipo: ed un’altra grande band ce la siamo giocata. Sotto a chi tocca.

TRACKLIST

  1. What Will Become?
  2. Damaged
  3. Digimortal
  4. No-One
  5. Linchpin
  6. Invisible Wounds (Dark Bodies)
  7. Acres Of Skin
  8. Back The F*** Up
  9. Byte Block
  10. Hurt Conveyor
  11. (Memory Imprints) Never End
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