FELDSPAR – Old City, New Ruins

Pubblicato il 01/10/2024 da
voto
8.0
  • Band: FELDSPAR
  • Durata: 00:30:54
  • Disponibile dal: 30/09/2024
  • Etichetta:
  • Time To Kill Records

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Feldspar è una band dal nome nuovissimo nel panorama hardcore punk italiano, formata meno di un anno fa a Roma e già alla prova del debutto discografico. Affatto ignoti sono i volti che si celano invece dietro al progetto stesso: il primo è quello di Stefano Casanica, chitarrista degli storici Undertakers e, tra le molte collaborazioni, bassista/produttore per il debutto solista di Noyz Narcos del 2005 “Non Dormire”. Il secondo è quello di Andrew Mecoli, già membro della band hardcore punk Growing Concern – tra i primi gruppi in Italia ad aver importato il sound Youth Crew dagli Stati Uniti al calare degli anni Ottanta.
Il nucleo fondante dei Feldspar è dunque sicuramente radicato nella cultura hardcore punk, anche se il curriculum di Casanica in riferimento al suo lavoro di produttore e alla sua presenza su dischi estranei all’ambito prettamente heavy si riflette in maniera importante sul songwriting del debutto del suo nuovo progetto, qui alla prova del debutto con l’album “Old City, New Ruins” pubblicato da Time To Kill Records.
I nomi di riferimento a cui la musica dei Feldspar potrebbe essere accostata sono quelli di band come Refused, Fugazi o i più recenti Turnstile; tuttavia, in maniera piuttosto coerente e affine allo spirito originario del genere proposto, la band cerca di suonare molto personale e mai banale, riuscendovi senza faticare.
In totale controtendenza rispetto a quanto proposto dalla stragrande maggioranza dei gruppi appartenenti alla scena contemporanea, i Feldspar non si lasciano influenzare da atteggiamenti troppo ‘tamarri’ e dall’estetica visiva e musicale a cui è associato l’hardcore da forse troppo tempo, consegnandoci un album molto vario, colorato e mai banale che si sviluppa su undici tracce – di cui la title-track in chiusura è in realtà un breve outro strumentale – per una mezz’ora di quello che potrebbe forse essere definito in senso ampio come post-hardcore.
Le basi su cui si sviluppa “Old City, New Ruins” sono sicuramente quelle gettate dal cosiddetto positive hardcore di band come Youth Of Today o 7Seconds; il sound va però stratificandosi sopra tali fondamenta in maniera caleidoscopica e piacevolmente imprevedibile, complice la presenza dietro al microfono della voce di Anna Pasolini oltre al già citato Mecoli. L’avvicendarsi di due voci molto diverse nell’interpretazione delle liriche a sfondo sociale e ambientalista, oltre alla presenza di parsimoniosi inserimenti elettronici ed effettistici, contribuiscono ulteriormente a una palette sonora già di per sé variegata per quanto riguarda gli arrangiamenti, le sostituzioni armoniche e il comparto ritmico, sorretto da Manlio Massimetti al basso e da Luca Micheli alla batteria, le cui prestazioni sono sempre poste al servizio dei pezzi e mai invadenti.
La forza dei Feldpsar sembrerebbe più in generale risiedere proprio in tale sua caratteristica: ogni elemento musicale è ben collocato nel contesto di canzoni caratterizzate da una propria individualità – cosa molto rara di questi tempi – e non vi è in questo senso un protagonista assoluto che prevarica sul sound delle composizioni.
“Old City, New Ruins” è un disco che per certi versi potrebbe incontrare qualche difficoltà in prima battuta in termini di ricezione da parte del pubblico più giovane, proponendo un tipo di musica che certamente non è mai scomparso, ma che sicuramente non occupa attualmente una posizione di rilievo per quanto riguarda tendenze e preferenze generali.
Ci auguriamo che un debutto così vario e musicalmente interessante possa in qualche modo godere di un’adeguata esposizione grazie al supporto un’etichetta che sta effettivamente acquistando una posizione di rilievo nel panorama nazionale: l’hardcore punk, a parere di chi scrive, sta recentemente soffrendo di un generale appiattimento creativo in chiusura di una sua grande rinascita verificatasi negli ultimi anni, ma il debutto dei Feldspar saprà in tal senso incuriosire l’ascoltatore che desidera invece un approccio nuovamente vario e creativo al genere. Un ottimo inizio.

TRACKLIST

  1. What Makes Us Stay?
  2. Cobblestones
  3. Dead Friends Still Alive
  4. 18 Karat
  5. Your Resistance Is Not Only Futile But Also Pathetic
  6. The Jester’s Revolt
  7. Scalp Is An Ashtray
  8. All Quiet (Huff And Puff)
  9. Beach Bums Of Santa
  10. God Is Fired
  11. Old City New Ruins
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