FELLOWSHIP – The Skies Above Eternity

Pubblicato il 16/11/2024 da
voto
6.5
  • Band: FELLOWSHIP
  • Durata: 00:42:37
  • Disponibile dal: 22/11/2024
  • Etichetta:
  • Scarlet Records

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Cosa è diventato il power metal ai giorni nostri? È sempre immanente oppure è un equilibrio dinamico che riesce a stare a passo con i tempi? Riflessioni simili nascono spontanee dopo l’ascolto del secondo lavoro degli inglesi Fellowship, intitolato “The Skies Above Eternity”, successore del ben riuscito debutto di due anni fa “The Saberlight Chronicles”.
E così come nascono queste domande amletiche, diamo spazio all’ascolto delle nuove nove tracce per carpire al meglio quella che sarà l’ossatura delle risposte.
Con un forte influsso medievale e barocco, i quattro nuovi paladini del metal sinfonico ed epico infarciscono ancora una volta i loro pezzi con arzigogoli musicali e, in questo caso, attingono anche a temi arabeggianti e dell’estremo Oriente, come nella parte introduttiva di “Eternity”.
Sulla carta possiamo notare come sia un album ben scritto, pieno di assoli tecnici e cavalcate al fulmicotone, con ritornelli di rapido assorbimento e dove la voce di Matthew Corry è un valore aggiunto per la pulizia del cantato e la musicalità, anche se troppe volte sembra che vada verso derive neomelodiche troppo melensi.
Se però, si diceva, sulla carta tutto potrebbe far pensare ad un buon lavoro, si arriva a capire che il problema di “The Skies Above Eternity” è che scorre veloce (anche troppo, sembra quasi che sia stato messo un acceleratore con la continua doppia cassa di Callum Tuffen), senza incisi degni di nota; inoltre, molti passaggi potrebbero essere paragonabili a veloci sample di colonne sonore di anime giapponesi o di nostri cartoni animati dell’infanzia.
Eccolo qui, il problema che molte volte non trova risposta: il power metal, che sia più o meno epico e sinfonico, deve sempre andare verso questa deriva? Abbiamo realtà – anche nostrane – che sulla carta, con i loro dischi, tendono a dare una risposta che va verso altri lidi: come non ricordare, a questo proposito, i primi Rhapsody, capaci di dare un’impronta ben definita al genere, curando molto i suoni medievali e non riducendoli a musichette da carillon.
Un brano dei Fellowship come “The Better Winds”, con richiami all’epoca dei secoli bui per mezzo di clavicembali, non apporta invece nulla di ‘nuovo’; se poi ascoltiamo “A New Hope” ci troviamo davanti ad una melodia natalizia resa in chiave metal dagli assoli di Brad Wosko (coadiuvato in studio da Sam Browne), che però non regge quella che è la resa di una Trans-Siberian Orchestra (a proposito di musiche sotto l’albero, con “The Christmas Attic” e i successivi lavori).
Infine, arriva la conclusione strumentale con un’aria che sembra presa a piene mani da Joe Hisaishi e le sue colonne sonore per Miyazaki.
Per cercare cosa si distacca dalla normalità di resa, nell’analisi generale, possiamo citare un brano come “Victim”, con tempi dispari, stoppati e un groove più marcato grazie al bassista Ed Munson; per il resto, purtroppo, “The Skies Above Eternity” vive di una forte dicotomia: ha tutte le carte in regola per piacere molto a chi non cerca qualcosa di particolarmente elaborato, decisamente di facile ascolto e melodico fin quasi al melenso – prova ne è “Dawnbreaker” con il suo ritornello orecchiabile che arriva ad essere quasi pop.
Di contro, per chi cerca invece un guizzo di originalità, ci sarà spazio per la delusione dopo aver estratto dal supporto audio il secondo lavoro dei Fellowship, moderni bardi con molto senso dell’umorismo (si consiglia di vedere un loro video per capire la sana leggerezza con cui interpretano il loro status).

TRACKLIST

  1. Hold Up Your Hearts (Again)
  2. Victim
  3. The Bitter Winds
  4. Dawnbreaker
  5. Eternity
  6. King Of Nothing
  7. World End Slowly
  8. A New Hope
  9. Memories On The Wind
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