7.5
- Band: FEN
- Durata: 01:02:23
- Disponibile dal: 22/11/2014
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
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Inizia a diventare importante la discografia dei Fen, che in meno di un decennio sono riusciti a confezionare quattro album, due EP e uno split. “Carrion Skies” è appunto il quarto full-length del gruppo britannico, autore di un black metal contemporaneo scuro e sbilenco, sofisticato nelle composizioni e dedito ai luoghi dell’anima più bui. Sebbene ci sia una profonda differenza tra le prime due uscite dei Nostri e le ultime due – le prime caratterizzate da uno spiccato spirito casalingo e più rudimentali, le seconde perfezionate e levigate dall’introduzione di pesanti influenze post rock – è forse solo con questo nuovo disco che il sound ha compiuto una decisiva svolta, consolidando quanto espresso sul precedente “Dustwalker”. Le ambientazioni sonore che contornano le storie e i tormenti del frontman The Watcher sono definitivamente passate da un black-folk metal spigoloso, fatto di ansia e sussulti, ad un avantgarde metal fluido, coeso ed altamente cinematico, dove alla sempre presente base estrema vengono sovrapposte soluzioni jazzate, psichedeliche e le suddette, immacabili, derive post rock. “Our Names Written in Embers: Pt. 1” introduce al meglio il mondo dei Fen, un mondo ombroso e torbido, ricco di scenari pericolosi quanto eleganti, le cui nebbie hanno chiaramente qualcosa in comune con quelle di maestri quali Agalloch, Enslaved o Drudkh. La tracklist si sviluppa come una storia romantica e decadente, ambientata ora in una brughiera brumosa, ora in una palude putrescente, teatro di vite incerte e malinconiche. Le composizioni sono ora violente, ora ipnotiche e ventose: “The Dying Stars” e “Menhir – Supplicant”, in particolare, mostrano, in tutta la loro pienezza, le capacità esecutive ma soprattutto di arrangiamento dei ragazzi di Londra: forse i Nostri verranno sempre considerati dei “follower” da parte dei sostenitori delle band citate poc’anzi, tuttavia ormai è indubbio che grazie alla caratura di alcuni di questi nuovi brani i Fen abbiano raggiunto i cosiddetti piani alti del genere. La sola pecca di “Carrion Skies”, ciò che non ci permette di promuoverlo a pieni voti, è giusto il fatto che arrivare alla fine della sua storia a volte può stancare un po’: forse è colpa delle dinamiche non sempre incalzanti, ma è anche vero che qua e là sarebbe stato il caso di sfoltire degli episodi, accorciando qualche passaggio. Nel suo insieme, comunque, “Carrion Skies” rimane un’opera pregevole, la più “ricca” della discografia dei Fen e colonna sonora perfetta per queste giornate umide e uggiose.