7.5
- Band: FEN
- Durata: 01:07:13
- Disponibile dal: 07/07/2023
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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Un disco dei Fen non è mai semplicemente da ascoltare, magari mentre ‘in altre faccende affaccendati’; il trio inglese richiede sempre una parte attiva al proprio ascoltatore, un piccolo sforzo per entrare all’interno delle composizioni e delle proprie trame grondanti suoni e significati.
Questo nuovo lavoro, “Monuments To Abscence” vede il colore rosso campeggiare in copertina, una tinta richiamante la passione ma anche la violenza, il pericolo, la rabbia, e non stupisce del tutto ritrovare questo anche nelle sonorità di questo settimo album.
Già nell’apertura, così diretta, ad opera di “Scouring Ignorance” (la più breve del lotto coi suoi sei minuti e mezzo!) si percepisce uno scambio di vedute col proprio passato, con un black metal che resta si atmosferico ma ben intento a pigiare sull’acceleratore di una violenza espressiva genuina e traspirante un vero e proprio patimento concettuale, ma dobbiamo citare anche un brano come “To Silence and Abyss We Reach”, una marcia del dolore con occhi puntati ad un passato musicale ben definito.
Non manca tuttavia la musicalità, l’atmosfera, l’approccio melodico col quale i Fen hanno costruito la loro discografia: forse, è vero, sono venute meno alcune prerogative degli ultimi lavori (le note puramente post-rock vengono inglobate in una maniera secondo noi più lineare nell’ambito black metal, ascoltare “Truth Is Futility” per credere), ma in maniera non radicale, un po’ come se la band stesse vivendo un’evoluzione speculare e simmetrica, riemergendo da una bolla sonora da essa stessa concepita e cercando di togliere ancora una volta degli elementi per aggiungerne altri.
La transizione è evidente in un brano come la title-track, feroce e disperante quanto ancora immaginifica o in brani come “Thrall”, il cui incedere tradisce le proprie note d’apertura, o la conclusiva, bella e perentoria, “All Is Lost”. La prova del gruppo gronda classe e maestria, risultando sì desolante ma fresca e gustosa, il riffing suona tagliente e si trova a convivere con arpeggi e aperture chitarristiche più atmosferiche, riuscendo a squarciare angoli meditativi con forza e gusto, insieme con la prova entusiasmante alla batteria di JG (già in Craven Idol), innesto che potrebbe anche aver avuto qualche ruolo nell’annerimento del suono.
Un nuovo lavoro che stacca col ‘canone’ che la band stava creando, indurendo il suono ma non abbandonando le caratteristiche create nel tempo, e di fatto rinvigorendo la proposta dei Fen laddove forse rischiava po’ di stagnare. Un ritorno molto gradito.