7.5
- Band: FIREWIND
- Durata: 00:46:51
- Disponibile dal: 15/05/2020
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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La storia dei Firewind ruota attorno al leader e chitarrista greco Gus G. Se per diverso tempo la sua creatura è stata al centro delle proprie attenzioni con release puntuali che probabilmente hanno raggiunto il top dell’ispirazione e la consacrazione con dischi come “Allegiance” e “The Premonition”, negli ultimi tempi il calo di interesse generale verso il genere power metal, i tanti cambi di formazione e i vari impegni di Gus G – concentrato nei suoi lavori solisti e per alcuni anni anche a fianco di un certo Ozzy Osbourne – hanno messo leggermente in disparte i Firewind tra le priorità del virtuoso chitarrista ellenico.
Dati quasi per scomparsi, dopo una pausa di cinque anni, il ritorno con l’ultimo lavoro in studio “Immortals” fu una piacevolissima sorpresa, rivelandosi una delle migliori produzioni in assoluto in campo power metal durante l’anno 2017. Tre anni dopo, i Firewind si rivedono con questo nuovo omonimo disco. La prima novità è l’ennesimo cambio dietro al microfono: fuori – ahimè – il cantante tedesco Henning Basse, per lasciar spazio a Herbie Langhans (Radiant, ex Seventh Avenue, ex Sinbreed) autore di una prova di spessore e molto più dinamica di quanto mostrato in precedenza nella propria carriera. Spinto dall’estro di Gus, Herbie fuga ogni dubbio e mette in mostra tutte le sue capacità nell’adattarsi e muoversi con disinvoltura tra sonorità hard rock e power metal spingendosi fino a passaggi più graffianti. Sì, perchè questa nuova produzione di casa Firewind si dimostra meno ‘power’ e più dinamica rispetto alla precedente. La partenza è affidata all’articolata “Welcome To The Empire”, canzone che riesce subito ad infiammare l’atmosfera grazie ad un lavoro egregio di Gus alle sei corde. Dopo la tiratissima “Devour”, arriva compatta e catchy al punto giusto “Rising Fire”, song che possiede tutte le carte in regola per colpire fin dai primi ascolti. Promosso anche il bel midtempo ritmato “Orbitual Sunrise”, pronto ad esplodere con un gran bel coro. Il guitarwork di Gus è di livello eccelso, favolosa la sua prova su “Break Away” con riff sparati a mille ed un assolo scintillante.Viene concesso un attimo di pausa quando fa il suo ingresso l’elegante ballata “Longing To Know You”, ma poco dopo è già tempo di un riffing tritaossa ed un drumming deciso e quadrato per condurre le danze nella robusta “Overdrive”. Nel più classico stile Firewind, con la chitarra di Gus subito pronta a disegnare raffinate armonie che ci riportano ai tempi di “The Premnition”, arriva “All My Life” mentre i titoli di coda partono con “Kill The Pain”, traccia grintosa che vuole far chiudere il disco con le marce alte.
“Firewind” è un lavoro suonato alla grande e composto da una manciata di pezzi dinamici e scoppiettanti. Niente di trascendentale, ma vista l’aria che tira all’interno della scena power metal, questa è pura manna dal cielo. La band ellenica sta vivendo una nuova giovinezza e lasciarsi sfuggire questo lavoro sarebbe un vero peccato.