7.0
- Band: FIREWIND
- Durata: 00:43:12
- Disponibile dal: 01/03/2024
- Etichetta:
- AFM Records
Spotify:
Apple Music:
I Firewind sono rimasti a lungo lontani dalle scene, ma sono ora pronti a tornare con un disco atteso da tutti i seguaci del power metal costruito su brani possenti e sulla tecnica individuale – in primis, in questo caso, del loro leader e chitarrista Gus G.
Il primo punto di domanda, quando si parla della band greca, riguarda la formazione che da sempre è stata un po’ ballerina mostrando, nel tempo, diversi cambi di line-up: stavolta invece Gus può contare su dei compagni d’avventura ben collaudati, a partire dalla voce con il bravo Herbie Langhans, già presente nella precedente release; attorno a lui il tasso tecnico è comunque elevato, con lo storico bassista Petros Christo ed il batterista Jo Nunez a rafforzare le fila.
Rispetto al precedente ed omonimo disco uscito quattro anni fa, la sensazione è che il sound dei Firewind si sia ulteriormente irrobustito con chitarre potenti a dettare legge, e con l’impatto dell’ugola vibrante e ruvida del cantante tedesco (che in passato abbiamo trovato con Sinbreed ed Avantasia).
Inoltre, l’assenza ormai da qualche anno del tastierista e membro storico Bob Katsionis ha certamente contribuito ad incentrare quasi completamente il sound del gruppo sulle dinamiche incursioni chitarristiche di Gus G.
La band parte decisa con un paio di brani subito incalzanti e ritmi elevati, con chitarre che si muovono con pieno vigore; è così che due brani come la scoppiettante “Salvation Day” e la prorompente title-track si possono trasformare in canzoni subito capaci di lasciare il segno. I Firewind non hanno come principale obiettivo quello di rinnovare la propria proposta musicale, e lo dimostrano durante una tracklist in linea con le precedenti uscite della band, restando sempre all’interno dei confini power metal, ma allontanandosi da quelle sonorità maggiormente eleganti che caratterizzavano alcuni dischi storici come “The Premonition”.
L’impatto è insomma più aggressivo, con riff possenti ed un cantato molto diretto e corposo, che ritroviamo prepotentemente sulle note tarchiate e robuste di “Come Undone”, canzone power-heavy degna dei migliori Primal Fear, per poi incontrare prima i ritmi sostenuti della trionfante “Fallen Angel”, poi l’elegante e melodica “Chains”.
Rispetto al passato, però, il vortice dei Firewind sembra essere meno trascinante: più headbanging, forse, ma meno coinvolgimento durante l’ascolto, dove a tratti sembra mancare un pizzico di esaltazione.
“Stand United” è un lavoro compatto e massiccio che si erge sulla solida accoppiata di chitarra (Gus G.) e voce (Herbie Langhans), dove tutto funziona piuttosto bene pur senza voler osare oltre il dovuto!