5.5
- Band: FIRMAMENT
- Durata: 00:37:53
- Disponibile dal: 24/03/2023
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
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Album come “We Don’t Rise, We Just Fall” sono tra i più difficili da gestire per chi si trova nella posizione di doverne scrivere una recensione. Se, infatti, viene naturale argomentare nel dettaglio quando ci troviamo di fronte a lavori entusiasmanti o, all’opposto, pieni di difetti, ci sono delle situazioni in cui ci troviamo a fissare la pagina vuota dello schermo, cercando disperatamente un appiglio per trovare qualcosa da dire.
Prendiamo ad esempio questa nuova formazione tedesca, i Firmament: dalle note biografiche apprendiamo che sono tedeschi, che nascono da una costola di un’altra formazione, i Tension, e che con questo nuovo lavoro si pongono come obiettivo di “scrivere canzoni hard rock melodiche e coinvolgenti, che possano rimanere fin da subito in testa, ritornando, per spirito e stile, ad un’era in cui il metal tradizionale ancora nemmeno esisteva”. Purtroppo per noi, l’obiettivo iniziale viene totalmente mancato dai Firmament, che firmano invece nove canzoni tanto anonime da lasciarci senza argomenti. Anonime, non brutte, sbagliate o piene di difetti, tutti fattori che ci avrebbero permesso quantomeno di portare delle argomentazioni, condivisibili o meno, ma proprio piatte, prive di qualunque appiglio.
I Firmament si cimentano in effetti in un proto-metal che si rifà alla seconda metà degli anni Settanta, recuperando lo spirito di formazioni come Wishbone Ash, Thin Lizzy e Blue Öyster Cult, ma non riescono a mettere in pratica la loro lezione. Non ci sono riff capaci di darci qualche scossa elettrica, la voce resta sempre monotona e senza personalità e, sebbene ci siamo ritrovati ad ascoltare questo lavoro più e più volte, proprio alla ricerca di qualche argomento, tutt’ora non riusciremmo a citare un brano da portare come esempio meritevole di attenzione.
Potremmo sbagliare, naturalmente, ma con queste premesse il timore è che il debutto dei Firmament passi inosservato, senza lasciare traccia, e questo, in un momento in cui l’offerta musicale è semplicemente sterminata, rischia di essere peggiore di una vecchia, sana stroncatura.