7.5
- Band: FIT FOR AN AUTOPSY
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Che deathcore non significhi necessariamente ignoranza e reiterazione di soluzioni asfittiche lo hanno già dimostrato la scorsa primavera i Whitechapel, e a ribadire il concetto ci pensano oggi quelli che – dati alla mano – possono essere considerati i loro discepoli più solidi e credibili. Dopo essersi fatti le ossa nell’underground, affinato a poco a poco la formula e confezionato quattro dischi sulla scia di un’evidente crescita tecnico-compositiva, i Fit For An Autopsy inaugurano il loro deal con il colosso Nuclear Blast nella maniera migliore possibile, gettando una volta per tutte il cuore oltre l’ostacolo e lasciando campo libero alle velleità atmosferiche accennate nelle opere precedenti.
Il risultato è un album, il qui presente “The Sea of Tragic Beasts”, sospeso tra impulsi sfacciatamente aggressivi e stordenti e momenti di pura introspezione, ambizioso senza mai dare l’impressione di volersi spingere oltre le effettive capacità del sestetto; quarantacinque minuti di musica all’interno dei quali le influenze si mescolano come colori su una tavolozza, rendendo meno ovvio e schematico il gioco dei rimandi. Volgendo sempre lo sguardo al faro degli autori di “The Valley”, i Nostri navigano in acque scure e tumultuose che sovente si tingono di azzurro, facendo proprio un mood epico-malinconico dalla spiccata sensibilità e ricorrendo con ingegno all’apporto delle tre chitarre per stratificare il suono e costellarlo di dettagli. Arpeggi elegiaci, microparentesi ariose e digressioni dal sapore quasi ‘post’ non sono più da intendersi come esperimenti o strappi alla regola, bensì come parte integrante dello stile dei FFAA, e la stessa cosa dicasi per i cori puliti che, specialmente nel corso delle varie “Your Pain Is Mine”, “Mourn”, “Birds of Prey” e “Napalm Dreams”, assurgono a veri protagonisti della narrazione, guardandosi però bene dallo scadere nel puerilismo adottato da certi colleghi.
Una tracklist dai toni indubbiamente mesti e tragici, colonna sonora ideale del declino dei nostri tempi, squarciata da un senso di rivincita e riscatto così intenso da mettere i brividi. La definitiva presa di coscienza di una band da annoverare tra le più promettenti del circuito extreme metal americano.