8.0
- Band: FIVE FINGER DEATH PUNCH
- Durata: 00.40.21
- Disponibile dal: 08/11/2011
- Etichetta:
- Spinefarm
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“Il nuovo Five Finger Death Punch?”.
“Suona UGUALE agli altri due, però è figo”.
“Che me ne frega io LO VOGLIO uguale agli altri due :)”.
Terzo disco, terzo centro: i “real american hero” Five Finger Death Punch non cambiano strada, puntando in maniera manifesta alla cima delle classifiche. Il loro metal è da sempre diretto e con pochi fronzoli, tanto potente quanto “meat and potatoes” per intenderci. L’enorme risultato, che li ha portati al numero 3 di Billboard con “American Capitalist” (con vendite da numero 1 se fossero state totalizzate in un periodo diverso), deriva da ingranaggi oliati da una formula immutata che, senza inventar nulla, glorifica coi muscoli una miscela del miglior hard rock americano di ultima generazione, levigato alla perfezione dalla sapiente produzione (e pure uno zampino in qualche pezzo, visto che ha registrato le linee di basso) di Kevin Churko. Per mettere i puntini sulle “i”, qualcuno noterà il basso meno in evidenza rispetto al precedente “War Is The Answer”, e in moltissimi, soprattutto i detrattori, grideranno con forza al riciclo; non possiamo negare che sia effettivamente così, ma come recita il dialogo iniziale, realmente avvenuto, perchè cambiare una formula che funziona? In maniera analoga a Disturbed e Godsmack, i losangelini affinano la loro ricetta con minime varianti, e risulta chiaro sin dal singolo apripista “Under And Over It” come nelle efficaci “American Capitalist”, “Menace”, “If I Fall”, esempi di come venga proseguito il discorso intrapreso in “War Is The Answer” attraverso schemi classici, clichè moderni e testosterone. Le chicche dell’album sono sicuramente “Back For More”, dichiarazione d’intenti a sguardo intenso, e l’inno all’autostima di “The Pride”, vero e proprio manifesto del gruppo soprattutto dal punto di vista lirico, dove vengono sintetizzate con tutta semplicità ed immediatezza le immagini proposte, la forza iconografica, il patriottismo, la fierezza in mimetica e stars and stripes, arrivando addirittura a definire sè stessi “The American Dream”. Se “Coming Down” è un lento robusto che si cala perfettamente nella discografica del gruppo, “Remember Everything”, in una parola, stupisce: chi poteva aspettarsi una vera e propria power ballad stile eighties? Musicalmente maturi, ispirati, incisivi, i FFDP mettono la firma su uno degli album dell’anno per tutti coloro che ammirano l’attitudine “badass”, invidiano il patriottismo e il supporto alle truppe, bevono Pepsi e amano le tette al silicone.