8.0
- Band: FIVE FINGER DEATH PUNCH
- Durata: 00:51:49
- Disponibile dal: 30/07/2013
- Etichetta:
- EMI
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Metodici e puntuali, senza mai essere usciti dalle scene se non per quei pochi mesi per registrare l’atteso album ogni due anni, i ‘Real American Heroes’ Five Finger Death Punch stanno vivendo il loro momento, infiammando arena dopo arena nel festival itinerante più importante degli Stati Uniti (quel Rockstar Energy Mayhem erede ufficiale dell’Ozzfest), pronti a pubblicare ben due album nel giro di qualche mese. Con “The Wrong Side Of Haven…” dimostrano di essere schifosamente a loro agio nella dimensione attuale di un successo incalzante, per crescita numerica come per riconoscimenti e dimostrazioni d’odio. Esatto, la popolarità del gruppo è una di quelle misurabili anche dal polo negativo: una formula lineare e potente, riconoscibile e fruibile, fatta di testosterone e strascichi nu metal è raro che lasci nell’indifferenza, come fanno lo stesso i numeri da capogiro che i Five Finger riescono a muovere in tempi di totale recessione del mercato discografico in termini di vendite come sui nuovi indici multimediali di riferimento (views, likes, play). Con una sicurezza e una sfrontatezza degna dell’amore e odio che li circonda, “Wrong Side Of Haven…” osa, quasi in maniera arrogante vista la modalità. Il gruppo affronta la sfida del doppio album a testa bassa, con la naturale carica adrenalinica costruita su groove, impatto, melodie e quell’ossatura ritmica granitica e scintillante, fatta da una batteria spesso in primo piano, a dettar legge. Per scongiurare l’effetto ‘more of the same’, pericoloso per un brand codificato sin dal primo album come il loro, Zoltan e co. si affidano all’arma ‘guest’, forti del contributo del Metal God in persona Rob Halford, di una leggenda come Max Cavalera e di pesi massimi contemporanei come Jasta, Techn9ne e Brink. Coverizzare una megahit hip hop come “Mama Said Knock You Out” (LL Cool J) equivale a mettersi un grosso bersaglio sulla fronte, ingigantito dal folle assolo che sembra firmato Tom Morello, così come infilare in tracklist due versioni alternative e una strumentale/spoken word. La verità è che, nonostante tutte queste scelte, che potrebbero anche sembrare riempitivi, l’album è senza ombra di dubbio sostanzioso, vistoso, orecchiabile come solo un gruppo proveniente dalla Città del Peccato può partorire, con l’unico concept di fondo di aver concepito troppo materiale notevole per una singola pubblicazione. Immediatezza, potere comunicativo e impatto fanno dei Five Finger Death Punch la band perfetta per un festival, dove anche l’ascoltatore casuale può impazzire di fronte ai loro anthem. La sfavillante resa sonora, l’appeal diretto e universale e l’immagine curata li rendono colonna sonora ideale. L’attitudine, la storia individuale e la dedizione ai fan infine donano loro credibilità. Signore e signori, la band che incarna al meglio il metal mainstream nell’anno 2013: Five Finger Death Punch!