7.0
- Band: FLAMEKEEPER
- Durata: 00:26:14
- Disponibile dal: 29/11/2019
- Etichetta:
- Invictus Productions
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“We Who Light The Fire” è il primo EP di Flamekeeper, one-man-band che vede Marco S. dei nostrani Demonomancy cimentarsi in un nuovo progetto in cui confluiscono epic e black metal, riletti con un approccio old school, figlio degli anni Ottanta. Si pensi ad un immaginario punto di incontro tra i Bathory di “Blood Fire Death”, l’approccio epico di formazioni come Manilla Road, Brocas Helm e primi Manowar, fino a lambire le fiamme della scena black metal ellenica, qui omaggiata direttamente da una efficace cover di “Ancient Pride” dei Necromantia.
La musica di questo EP trae la sua ispirazione da un viaggio, quello che ha portato Marco a trasferirsi da Roma a Stoccolma e, come spesso accade per coloro che si ritrovano a dover ricominciare da capo in una nuova terra, anche questo progetto contrappone alla sua natura erratica, una profonda attrazione verso le proprie radici, quelle più antiche, in cui la tradizione regna sovrana. Non è casuale, dunque, la scelta del fuoco come comune denominatore in molte composizioni, l’elemento che forse più di tutti ci riporta a ricordi atavici, alla sicurezza della luce in contrapposizione con i pericoli e le minacce nascoste nel buio.
Musicalmente tutto questo si traduce in composizioni grezze ed epiche, che celebrano il passato con un riffing essenziale ma efficace. Tastiere ben dosate e mai invadenti sottolineano i passaggi più epici, senza mai scadere nel tronfio o nel sinfonico; allo stesso modo anche l’uso sporadico delle chitarre acustiche contribuisce a ricreare l’atmosfera arcana e antica così importante nell’equilibrio delle canzoni. Infine abbiamo la vocalità di Marco, grezza e graffiante, che ricorda per certi versi il raspare di Cronos.
“We Who Light The Fire” non è un lavoro levigato e nemmeno esente da difetti formali: il suo creatore, occupandosi di tutti gli aspetti della sua musica, dalla composizione all’esecuzione fino alla registrazione, riesce a gestire il tutto con abilità, ma chiaramente non agli stessi livelli di una band a pieno organico. Questo, però, non inficia eccessivamente il risultato finale, che trova la sua vera essenza ad un livello più profondo rispetto alla mera esecuzione. Questa prima pubblicazione di Flamekeeper, dunque, compie un primo passo deciso nella direzione corretta: sicuramente ci sarà ancora spazio per mettere più a fuoco la proposta e la vera prova del fuoco (per rimanere in tema) sarà sul primo full-length, che a questo punto ci auguriamo possa vedere presto la luce.