7.0
- Band: FLOTSAM AND JETSAM
- Durata: 00:46:37
- Disponibile dal: 26/07/2005
- Etichetta:
- Crash Music
- Distributore: Andromeda
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Per la serie “chi non muore si rivede”, tornano gli storici Flotsam& Jetsam con un album nuovo di zecca. Era dal 2001 che i nostrierano assenti dal mercato discografico, precisamente dall’uscita di “MyGod”, album interlocutorio, appeso tra vecchio thrash e soluzioni piùmelodiche. I quattro anni intercorsi tra quel lavoro e “Dreams OfDeath” sono in parte giustificati dal fatto che la Metal Blade, loroprecedente etichetta, li ha lasciati a piedi, presumibilmente perché laband, commercialmente parlando, non rendeva come si sperava. Accasatisipresso la più piccola Crash Music, finalmente i Flotsam hanno potutolavorare con tranquillità al nuovo materiale che qui ci si appresta arecensire. Va detta subito una cosa: chi della band ha apprezzato solo“Doomsday For The Deceiver” e “No Place For Disgrace”, ancora una voltarimarrà deluso. Infatti, nonostante l’album abbia lo stesso titolo diun pezzo contenuto in “No Place For Disgrace”, quello stesso lavoro puòfungere solo da punto di partenza del sound attuale dei ragazzi, moltopiù vicino a quanto fatto sugli sfortunati “Cuatro” e “Drift”. A questoproposito si ascoltino le iniziali (intro esclusa) “Straight To Hell” e“Parapsychotic”: la prima è un mid tempo roccioso e moderno, conchiarissimi riferimenti ai Nevermore, mentre la seconda guarda alpassato, risultando una traccia di thrash evoluto, molto sostenuta, macon al suo interno degli inserti melodici e con un A.K., fortunatamentetornato all’ovile dopo aver lasciato la band per un breve periodo, instato di grazia che alterna vocals al vetriolo a partiture piùmelodiche che seguono l’andatura delle tracce. I Flotsam & Jetsam,dimostrando una certa classe, danno il meglio di loro stessi nelle slowsong come “Bleed”, delicata, arpeggiata ed oscura, che si lascia andaread assoli di pregevole fattura e ad efficaci esplosioni elettriche.Altra power ballad efficace e cupa è “Childhood Hero”, che parte con ilsolito arpeggio, stavolta letteralmente rubato ai Savatage di metàcarriera, e A.K. che canta con voce soave ed inizialmente effettata. Latraccia, inaspettatamente, si trasforma in un mid tempo roccioso emoderno con le chitarre del veterano Carlson e di Simpson in evidenza,a creare strutture mai banali e sempre con un senso della melodiapiuttosto obliquo. “Bathing On Red”, forse la traccia più atipica per icanoni dei ragazzi, si appoggia su un arpeggio iniziale memore deiDream Theater più delicati e dei primi Elegy, ed ancora una volta è ilsinger A.K. a reggere saldo il timone delle operazioni, in virtù di unaperformance memorabile e a delle linee vocali eccellenti, soprattuttoall’altezza del refrain. L’album si conclude con “Out Of Mind”, fastsong piuttosto efficace e rocciosa, sullo stile di “Refuse To BeDenied” degli Anthrax, che chiude degnamente un album tutto sommatobuono, nonostante alcuni passaggi a vuoto, come l’inutile “Look In HisEyes” o la strumentale “Nascentis Morimar”, non brutta, ma tropporipetitiva. Come avrete capito da quanto scritto in precedenza, ladifferenza la fa Eric A.K., singer che si è evoluto tantissimo rispettoagli esordi, comunque ben assecondato dal resto della band.Probabilmente i Flotsam & Jetsam rimarranno in quel pocoinvidiabile limbo degli artisti conosciuti ma poco considerati, forseanche perché non hanno ancora avuto il coraggio di tagliare nettamentei ponti con il proprio importante passato. Sopravvalutati da alcuni(“Doomsday For The Deceiver” non è il capolavoro che molti sostengonoessere), sottovalutati da altri (in fondo sono “solo” la prima band diJason Newsted), i ragazzi tirano avanti proponendo comunque musica diqualità che però non è sufficiente a farli emergere dai ranghi delleseconde linee.