FLOTSAM AND JETSAM – Flotsam And Jetsam

Pubblicato il 10/06/2016 da
voto
7.0
  • Band: FLOTSAM AND JETSAM
  • Durata: 00:55:31
  • Disponibile dal: 05/20/2016
  • Etichetta:
  • AFM Records
  • Distributore: Audioglobe

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Non si può dire che sapessimo esattamente cosa aspettarci ascoltando questo omonimo nuovo disco dei Flotsam And Jetsam. O meglio, le aspettative c’erano, ma erano tendenti a qualcosa di altalenante come un po’ è stata la carriera di questa band che riesce ad essere storica e conosciuta da praticamente tutti ma quasi esclusivamente per due dischi, quelle due mazzate che rispondono al nome di “Doomsday For The Deceiver” e “No Place For Disgrace”, due album difficili da eguagliare e che possono essere un boomerang non da poco quando sono le tue prime opere. Da lì in poi lavori buoni e meno buoni, contaminazioni più o meno modaiole e qualche passo falso, senza tuttavia mai perdere la faccia. E’ quindi con enorme piacere che possiamo dirlo a chiare lettere: “Flotsam And Jetsam” è, molto  semplicemente, un bel disco. Un album che prende le redini del suono della band e lo riporta alle origini senza snaturarlo né per forza volendo ricalcare stereotipi in maniera dozzinale o votata alla facile presa di mercato, cosa cui le ‘vecchie glorie’ sanno essere soggette. Tutto qui: abbiamo una dozzina di tracce di onesto thrash americano suonato alla vecchia maniera, non eccessivamente tirato e mai moscio e insipido, un album che avrebbe potuto tranquillamente uscire quando venivano fuori “Practice What You Preach” o “Souls Of Black” dei Testament o un “By Inheritance” degli Artillery, per fare un po’ di nomi a caso. La prima parte dell’LP, il cui titolo, a ragion veduta, suona come una dichiarazione di recupero delle radici, è ineccepibile: “Seventh Seal” e “Life is a Mess” partono fulminee e senza giri di parole, risultando due piccole rasoiate che fanno subito respirare un’ottima aria, “Taser” ha delle parti melodiche da farci sciogliere le ginocchia, e “Iron Maiden” è godibilissima e gioca un’encomiabile carta tributo con un sacco di cavalcate e giretti di stampo Murray/Smith, là dove anche le parti vocali di Eric A.K. omaggiano (bene) la Vergine di Ferro. Gli unici momenti controversi si hanno con le due canzoni successive: “Verge Of Tragedy” e “Creeper”, con le loro sensazioni moderne e confuse in cui sembra che i Nostri abbiano messo più di quanto potessero gestire, smorzano un tantino l’entusiasmo e sancendo una piccola battuta d’arresto. Fortunatamente dopo questa parentesi troviamo “L.O.T.D.”, con la quale si torna immediatamente su binari a noi più consoni e ai livelli dei summenzionati primi dischi, ed è su queste coordinate che l’album si mantiene fino alla fine, tra una “Time To Go” che sembra un invito al pogo con i suoi tempi sostenuti ed una linea vocale coinvolgente, e la chiusura affidata a “Forbidden Territories”, perfetto live act con al suo interno un paio di riff da alzarsi e fare air guitar in camera da letto. Un ritorno tanto gradito quanto onestamente inaspettato per una band che con una carriera un po’ meno discontinua avrebbe potuto raccogliere qualcosa di più, ma che con la propria trentennale esperienza, quando vuole, sa ancora alzare la voce e mostrare due o tre cosette a molte band in circolazione.

TRACKLIST

  1. Seventh Seal
  2. Life Is a Mess
  3. Taser
  4. Iron Maiden
  5. Verge of Tragedy
  6. Creeper
  7. L.O.T.D.
  8. The Incantation
  9. Monkey Wrench
  10. Time to Go
  11. Smoking Gun
  12. Forbidden Territories
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