9.0
- Band: FLOWER TRAVELLIN' BAND
- Durata: 00:42:14
- Disponibile dal: 25/04/1971
- Etichetta:
- Atlantic Records
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Che uno dei primi album che possano essere definiti heavy metal venga dal Giappone può sembrare strano, eppure è proprio così: la Flower Travellin’ Band nasce a Tokyo nel 1967 come una sorta di cover band di Hendrix, Jefferson Airplane e Led Zeppelin (scoperti dal cantante Yuya Uchida in giro per l’Europa dopo aver aderito alla cultura hippie) e fa parlare di sé per una copertina in cui i componenti sono fotografati nudi (“Anywhere”, del 1970), ma è con il successivo “Satori” che i nipponici danno forma e sostanza ad uno dei segreti meglio custoditi della musica che amiamo alle sue origini. Se può non stupire più di tanto che un appassionato musicologo come Mikael Åkerfeldt degli Opeth li citi come influenza, si pensi che addirittura i Marduk li omaggiano, inserendo il riff principale di “Satori Part III” nella loro “Summer’s End” – ma potrebbero essere benissimo tra gli ascolti di un gruppo come i Candlemass, di molte band stoner e sicuramente dei protagonisti della futura scena giapponese quali Church Of Misery e Acid Mothers Temple. Quello del quartetto, infatti, è una sorta di doom ante-litteram con i riff sabbathiani del chitarrista Hideki Ishima che assumono un suono acido e sinistro, che suona come se fosse un sitar: l’effetto è praticamente unico nel suo genere, un sound che non si era mai sentito, tra psichedelia, progressive rock ed heavy metal, con la voce strascicata che spesso si produce in urla sgraziate, il tutto condito da un misticismo orientale in grado di ipnotizzare l’ascoltatore. Il fatto che i cinque pezzi (in pratica la titletrack divisa in cinque sezioni) siano lunghi e contorti, tanto da rimandare in alcune soluzioni anche ai King Crimson, di certo non facilita la fruizione immediata, con dettagli che si notano solo dopo diversi ascolti. Immaginiamo che, ai tempi, nessuno si sarebbe atteso un macigno come “Satori” nascosto dietro ad un monicker tanto innocuo.
La band si scioglierà nel 1972 dopo aver dato alla luce due soli altri album, per poi riformarsi nel 2007 senza troppa fortuna, o perlomeno senza la fortuna che avrebbe meritato per aver composto un disco fondamentale come “Satori”.