FOGALORD – Masters Of War

Pubblicato il 23/06/2017 da
voto
7.0
  • Band: FOGALORD
  • Durata: 00:54:12
  • Disponibile dal: 02/06/2017
  • Etichetta:
  • LMP
  • Distributore: Audioglobe

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Quanto ci manca il buon vecchio power metal di una volta? Quello che ha il sapore delle “Cronache Di Shannara” di Terry Brooks o del “Mondo Emerso” di Licia Troisi? Quello che affonda le sue radici nella primigena fusione tra epic e speed metal, introducendo qua e là altri strumenti, ma senza essere invadente e ridondande come quello dei Rhapsody? A giudicare dall’ascolto della nuova fatica in studio dei Fogalord, “Masters Of War”, ci manca parecchio. Prendendo spunto dall’epica Wagneriana e da altri grandi classici, il quartetto, ormai affermatosi anche a livello internazionale, dà alle stampe un disco densissimo di assoli, batteria a mille, evocative tastiere che non scadono mai nel pacchiano e testi battaglieri che alla lontana ricordano il gusto dell’epic-fantasy. Tutto l’album segue un concept, scritto dal cantante e mastermind della band Daniele Bisi, che narra l’epica storia del ‘Foglord’ e della sua spada, passando tra canzoni che parlano e ‘suonano’ di guerre, a pezzi più calmi che narrano invece di figure femminili leggendarie (come la Primavera, in questo concept trattata come un vero e proprio personaggio). Il disco si apre sulla bellissima “Il Racconto Della Tempesta”, un’intro davvero azzeccata se si tratta di attrarre un fan del power metal, basata su un canto tradizionale emiliano, per poi scagliarci nei riffoni furibondi della prima “Rising Through The Mist Of Time”. C’è da dire che stavolta il buon Daniele Bisi è riuscito nell’intento di raggruppare un bel po’ di idee interessanti: anzitutto la piva emiliana che accompagna diverse canzoni (esemplare l’utilizzo che se ne fa in “Daughter Of The Morning Light”, uno dei pezzi più riusciti del disco) suonata da Marcello Tioli, che, come scrivevamo sopra, non risulta mai essere fastidiosamente espansiva e ridondante; poi il sottofondo tastieristico suonato dallo stesso Bisi, davvero un elemento riuscito al massimo all’interno dell’album. Infatti non si dà mai troppa importanza alla forza degli altri strumenti: chi domina su “Masters Of War” è la potentissima chitarra di Stefano Paolini, un vero fuoriclasse del riffing power metal, in grado di creare delle atmosfere epiche e battagliere anche quando ricorre al virtuosismo degli assoli e che, nel suo modo di suonare, non abbassa per un secondo il tiro. Anche la batteria di Nicolà Bernini si prende un posto di tutto rispetto, fungendo da perfetto collante tra le varie anime della band, compreso il basso martellante di Giuseppe Lombardo. Per farvi un’idea di quello di cui stiamo parlando potreste fare direttamente un salto sulla titletrack: una vera e propria bordata di power metal vecchio stile caratterizzata da un riffing serratissimo e un tappeto di tastiere e cori che accompagnano magistralmente il cantante all’interno del chorus. Tra l’altro, la copertina dell’album (che molti di voi avranno riconosciuto per lo stile inconfondibile di Felipe Machado) è proprio ispirata da questa traccia: i due eroi del concept si incontrano con l’intenzione di combattersi, ma le loro armi, sorelle, si rifiutano di affrontarsi e legano entrambi a un destino forse indissolubile. Qualche parola va sicuramente spesa anche per la finale “The Sword’s Will”, una mastodontica suite di dodici minuti che tra un riff e l’altro non ci risparmia qualche atmosfera folkeggiante (la parte al quarto minuto ricorda tantissimo il Gary Moore del periodo heavy metal), chiudendo l’epico concept che sta dietro al disco. “Masters Of War”, però, pur essendo una bella prova in studio, manca ancora di qualcosa per poter essere considerato un vero pezzo da novanta del power moderno: c’è qualche ingenuità nella produzione e soluzioni un po’ troppo semplici a livello compositivo in alcune delle tracce che purtroppo non permettono un ascolto fluido e continuo dell’album, con il risultato che, a parte tre o quattro pezzi, il resto non ci resta in testa. Ma non parliamo di un buco nell’acqua: “Masters Of War” è la naturale prosecuzione del discorso cominciato con “A Legend To Believe In”, un disco power metal di buona fattura che non mancherà di farvi fare delle sane scapocciate. Sicuramente il quartetto emiliano sarà da tenere d’occhio in sede live e, in generale, per le prossime pubblicazioni.

TRACKLIST

  1. Il Racconto Della Tempesta
  2. Rising Through The Mist Of Time
  3. Daughter Of The Morning Light
  4. Masters Of War
  5. By The Everspring Tree
  6. The Storm Of Steel
  7. Absence Of Light
  8. When The Blizzard Awakes
  9. In Everwinter Wait
  10. The Gift Of The White Lady
  11. The Sword's Will
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