7.0
- Band: FOLKSTONE
- Durata: 01:00:38
- Disponibile dal: 16/03/2012
- Etichetta:
- Folkstone Records
- Distributore: Audioglobe
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Sebbene da sempre la priorità della band sia quella di suonare dal vivo, i Folkstone trovano sempre e comunque il tempo di chiudersi in studio e registrare dei lavori decisamente convincenti. Stavolta i Nostri sono volati fino in Svezia – più precisamente ai Bohus Sound Studios – per registrare e mixare “Il Confine”, uscito poi per la neonata Folkstone Records, che permetterà alla band il controllo totale su tutto quanto ruota loro intorno. Il nuovo lavoro è di gran lunga il più maturo e composito della discografia del combo orobico, ma non certamente il migliore. Al proprio interno ci sono brani davvero eccellenti, ben strutturati, emozionanti e perfino struggenti, ma mancano quegli anthem eccezionali che hanno fatto la fortuna dei ragazzi on stage. Certo, tutto l’album è composto attorno a melodie folk molto accattivanti ed a ritornelli comunque cantabili, ma rispetto al passato si è voluto forse privilegiare l’aspetto meno “caciarone” della loro proposta musicale e mettere in evidenza quello più ragionato. La title track ci regala qualche suggestione mediorientale già sperimentata in passato, ma dalla successiva “Nebbie” torna alla ribalta il folk metal più puro ed incontaminato al quale la band ci ha abituato da anni. Proprio per la struttura più matura e ricercata dei brani, gli episodi migliori sono quelli più lenti, come la straordinaria “Omnia Fert Aetas”, folk ballad eccellente o l’altrettanto coinvolgente “Luna”, cantata in dialetto bergamasco, o anche “Grige Maree”. Da non sottovalutare nemmeno “Non Sarò Mai”, forse l’anthem più coinvolgente del lavoro e la cover dei Nomadi “C’è Un Re”, perfettamente calzante sul Folkstone sound. A conti fatti, però, il brano migliore del lotto è la versione riveduta di “Vortici Scuri”, davvero toccante in questa veste più delicata. Ecco, per essere davvero coinvolgente, a questo lavoro mancano appunto le varie “Vortici Scuri”, “Frerì”, “Con Passo Pesante” o “Briganti Di Montagna”; d’altro canto, siamo sicuri che i Folkstone sapranno utilizzare al meglio anche le nuove composizione in sede live. Le prove dei singoli sono come sempre buone, sostenute da una produzione eccellente che mette in evidenza la voce di Lorenzo e gli strumenti acustici quali cornamusa e bombarda, mentre non si hanno notizie dell’arpa, il cui suono delicato viene sommerso da tutto il resto. La band da il meglio di sé nelle partiture più folk, mentre per ciò che concerne il versante prettamente metal non vi è nulla di veramente interessante da segnalare: i riff di chitarra sono decisamente manieristi, le ritmiche molto semplici ed il tutto sembra stato scritto solamente in funzione dell’inserimento degli strumenti folk. Tutto sommato, i Folkstone dimostrano una volta di più di avere degli ottimi numeri, sebbene molti dei brani contenuti nel nuovo lavoro siano piuttosto superflui (“Storia Qualunque”, “Simone Pianetti”, “Frammenti”). Rimane il fatto che i bergamaschi, quando riescono a colpire, lo fanno con decisione, con affondi che non danno scampo, con brani che ti rapiscono l’anima e la trasportano verso gli spazi liberi ed incontaminati delle vette alpine.