FOLKSTONE – Natura Morta

Pubblicato il 18/03/2025 da
voto
7.5
  • Band: FOLKSTONE
  • Durata: 01:02:20
  • Disponibile dal: 21/03/2025
  • Etichetta:
  • Folkstone Records

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Chi l’avrebbe mai detto che la ‘pausa birretta’ sarebbe finita? Sei anni senza un disco dei Folkstone – se escludiamo la raccolta “Racconti da Taberna”, venduta solo dal vivo durante il tour 2024 dei bergamaschi – si sono fatti sentire, e l’attesa per “Natura Morta” era palpabile sin dallo show di reunion al Metalitalia.com Festival 2023. Facciamo un po’ d’ordine, però: la marmaglia orobica rimane capitanata da Lore e Roberta, anche se si può tranquillamente dire che Edo, Luca e Maurizio (rispettivamente batteria, chitarra e una pletora di strumenti tradizionali) rappresentano ormai pure loro un bel pezzo di storia di questa avventura iniziata oltre vent’anni fa. Non solo: ritorna anche l’arpa di Silvia Bonino, che gioca un ruolo fondamentale in primo piano in molti dei brani che compongono questo dipinto.
Se la natura morta è infatti un genere pittorico, qui viene inteso invece come il regno del materialismo: una gran confusione davanti a cui il beffardo teschio dei Folkstone sorride in modo malinconico.
Sgombriamo il campo da ogni dubbio: questo album è cento per cento come ce lo si sarebbe potuto aspettare, cioè una riconferma della bravura dei bergamaschi nel prendere gli In Extremo e dargli quella vena poetica che aveva in particolare contraddistinto “Diario di un Ultimo”, dove la band tornava sui suoi passi dopo il non entusiasmante “Ossidiana”.
Non c’è quindi più tempo per parlare di scorribande e ubriaconi come una volta, ma ci si fa un goccetto per brindare su un futuro sconosciuto e un po’ tetro. Del disco del 2017, però, “Natura Morta” fa tesoro, specialmente nella tripletta di brani affidati alla voce di Roberta come “Lacrime di Marmo”, che stemperano la bordata iniziale che parte con “Alabastro” – l’ultimo singolo uscito, capace di riportarci davvero indietro nel tempo – dove Marco Legnani e Gianka dimostrano tutta la loro abilità con bombarda e ghironda, e trova un altro momento intenso con la devastante “Vuoto a Perdere”, brano che siamo sicuri vi strapperà anche una lacrimuccia.
Per chi segue la band sin dagli esordi, quindi, siamo a una riconferma dopo l’altra, con una formazione ispirata dopo questi lunghi anni di pausa: merito anche del suono ottimamente creato in studio da Maurizio, stavolta in veste di produttore, capace di riportare i suoni a un gusto tipicamente tedesco di intendere il folk metal. Quello che si sente è un ritorno non tanto alle origini, ma ai grandi maestri del genere come appunto In Extremo e Subway To Sally, che suonano prepotenti in brani ritmati come “Macerie”, forse il pezzo più riuscito del disco, anticipato già nel 2024.
Il mix di bouzuki, flauto e arpa svetta ampiamente nei numerosi stacchi che arricchiscono ed impreziosiscono i brani, senza mai togliere nulla alla parte più metal con la quale, come ai vecchi tempi, ritroviamo una certa armonia, dove anche il nuovo acquisto Steve Ferrovecchio al basso dimostra di sapersi integrare perfettamente, arricchendo la parte ritmica.
Non si possono poi non spendere due parole sui brani che vedono ospiti speciali esibirsi insieme ai nostri: dai Modena City Ramblers, che impreziosiscono con delicatezza e malinconia “Fragile”, fino a “La Fabbrica dei Perdenti” con i Punkreas, dove il brano che già conoscevamo acquisisce una sfumatura ancora più arrabbiata, quasi da canto di rivolta. Svetta anche il lavoro di Trevor dei Sadist su “Mediterraneo”, con quell’incedere alla “Islam Punk” che ci riporta quasi ai tempi di “Terra Santa”, mentre “Mala Tempora Currunt” è il più classico dei giri strumentali fatti per ballare all’ìmpazzata in mezzo al pit con l’apporto dei Daridel.
Della triade finale, i pezzi che risaltano di più sono forse non casualmente dedicati alle donne: la schandmauliana “Persia” racconta infatti di una rocciatrice iraniana, mentre “Sulla Riva”, dove Roberta si fa barda e poeta, è dedicata a chi si mette dalla parte delle donne vittime di violenza.
A chiudere il tutto, come era già accaduto in passato con altri dischi dei Folkstone, una reinterpretazione di un brano e una cover: la grintosa versione in spagnolo di “Un’altra Volta Ancora”, dove finalmente può cantare Roberta come succede da anni dal vivo, e l’epica cover di “L’Ultima Thule” di Francesco Guccini, il luogo del riposo finale di un grande pirata, per chi non conoscesse l’originale.
Tirati i remi in barca, si può tranquillamente dire che i Folkstone sono tornati: senza artifici strani né elementi particolari, ma con il loro solito modo di intendere la musica e il folk metal, con un pubblico ormai sempre più trasversale alla sola scena metal.
“Natura Morta” è un disco maturo e capace, secondo noi, di stagionare benissimo, che non mancherà di far felici i vecchi fan e sicuramente piacerà anche a chi dei Folkstone non ha mai sentito parlare, seppur la formula magica sia sempre quella… Ma va bene proprio così.

TRACKLIST

  1. Alabastro
  2. Appennino
  3. Vuoto a Perdere
  4. Lacrime di Marmo
  5. Natura Morta
  6. Macerie
  7. Resta qui
  8. Fragile feat. Modena City Ramblers
  9. Mediterraneo feat. Trevor, Sadist
  10. Mala Tempora Currunt feat. Daridel
  11. La Fabbrica dei Perdenti feat. Punkreas
  12. Scarpe Rotte
  13. Persia
  14. Sulla Riva
  15. Brindo Otra Vez
  16. L’ultima Thule (Francesco Guccini cover)
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