7.0
- Band: FOLTERKAMMER
- Durata: 00:38:39
- Disponibile dal: 11/12/2020
- Etichetta:
- Gilead Media
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E’ sempre affascinante vedere come una serie di elementi musicali, magari non necessariamente innovativi o astrusi, trovino spesso il modo di combinarsi, creando reazioni chimiche inaspettate e sorprendenti. Esempio lampante di questa affermazione sono i Folterkammer, formazione nata dall’incontro tra la cantante di origine elvetica conosciuta come Andromeda Anarchia e lo statunitense Zachary Ezrin, già noto per la sua militanza negli Imperial Triumphant. Questa nuova creatura musicale prende degli elementi già ampiamente utilizzati in diversi generi e riesce a farli convivere in un equilibrio magari ancora non solidissimo, ma senza dubbio interessante e promettente. Le fondamenta del sound dei Folterkammer affondano nel black metal ruvido e grezzo di metà anni Novanta, con un riffing essenziale e marcio al punto giusto. A questa massa ribollente la band aggiunge un utilizzo quasi ecclesiastico delle tastiere, a replicare il suono sacrale dell’organo a canne, che fa da contraltare ai miasmi di morte evocati dalle chitarre. A fare, però, la differenza è la voce della cantante, un vero e proprio portento, dotata di un insieme di registri totalmente folli e diversissimi tra loro. Nelle tracce di “Die Lederpredigt”, sentiremo ora Andromeda librarsi nell’aria fino a raggiungere tonalità acute e spettrali, per poi passare al registro lirico, prima di implodere in un ringhiare malvagio degno della più contorta strega maligna. L’effetto è strabiliante, soprattutto grazie alla scelta di melodie vocali totalmente folli, che talvolta si avventurano in un terreno molto vicino alla pura improvvisazione.
Il risultato finale non lascia indifferenti e convince, ma sfortunatamente non abbastanza da promuovere a pieni voti questo “Die Lederpredigt”. Il motivo è riscontrabile soprattutto nelle parti di chitarra e di batteria che, salvo alcune lodevoli eccezioni, ci sono sembrate eccessivamente piatte e monocordi. Capiamo il desiderio di evidenziare la componente ‘raw’ del black metal e siamo consapevoli di come un approccio più levigato ed infiorettato avrebbe avvicinato troppo la proposta a quel black metal gotico e languido che avrebbe fatto perdere forza ed originalità alla proposta; tuttavia la storia del black metal ci ha dimostrato in diverse occasioni come sia possibile continuare a suonare con i piedi piantati nel marciume senza dover sacrificare dinamismo e composizione. Non a caso, nel brano più lungo e curato a livello di arrangiamenti, “Das Zeugnis”, i Folterkammer trovano la loro dimensione ideale, lasciando sì spazio alle corde vocali impazzite di Andromeda, affiancandola però a partiture marziali, inesorabili ed ipnotiche, che ci mostrano il potenziale di una band su cui poter puntare senza riserve.