6.0
- Band: FORGED IN BLOOD
- Durata: 00:48:18
- Disponibile dal: 26/05/2018
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Esordio discografico omonimo per la band milanese nata dalle ceneri dei Toxic Youth. La proposta musicale del quintetto è un heavy metal decisamente classico, per composizione e sonorità, svecchiato da qualche sferzata thrash e completato da una buona miscela di pahtos e melodia. La band non lavora per scardinare gli stilemi e i dogmi del genere sopracitato ma si pone come obbiettivo quello di farsi portavoce dei generi e degli autori che caratterizzano i gusti musicali dei suoi componenti. L’impronta del thrash metal a stelle e strisce degli anni Ottanta è riconoscibile in brani come “It’s On The Blade” e “Black Renegade”. Fondamentalmente per gli altri brani del full-length la matrice d’ispirazione è la NWOBHM: Su tutti, inevitabilmente, si sentono richiami ai Maiden, “Fine Dark Line” su tutte. L’accostamento ai Maiden diventa inevitabile non appena Roberto Liperoti s’accosta al microfono. Il timbro potente e la tecnica del cantate ricordano, in più d’un passaggio, quelli di B. Dickinson. Nella prova del vocalist si sente la grande forza della sua ugola unita ad un’incisività ed un’espressività ottime nei registri medio-bassi; pare invece di trovarsi meno a suo agio e sforzato in quelli più alti, a volte con un risultato poco digeribile, ma ciò non toglie che la sua prova sia tecnicamente ineccepibile. Così sembrerebbe quasi di trovarci di fronte ad una semplice, e non stimolante, serie di copia-incolla stilistici ma in fondo non è così. L’esperienza, le capacità compositiva maturata negli anni dai Forged In Blood vengono tirate fuori in brani come l’opener “Rebellion, My Name” o nella melodica “Aylan’s Eyes. Certo qualche brano ispirato non elimina il difetto intrinseco di questa release: la sua incapacità di aver con sé un brano, una lirica o anche solo delle sezioni davvero memorabili o particolarmente intriganti. Durante l’ascolto s’è pervasi dalla sensazione che il prodotto proposto sappia troppo di già sentito. Perciò la missione di omaggiare le loro radici musicali è sicuramente compiuta ma a conti fatti ci troviamo ad ascoltare un disco ben prodotto, contenente dei buoni momenti ma che fa avvertire l’esigenza di un taglio più creativo e personale nelle composizioni. L’album è indicato per lo più ai metallari nostalgici o ad un pubblico neofita mentre per chi è in cerca di qualcosa di nuovo meglio puntare ad altro.