8.0
- Band: FORGOTTEN TOMB
- Durata: 00:40:55
- Disponibile dal: 27/10/2017
- Etichetta:
- Agonia Records
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L’ascoltatore meno aggiornato e attento forse tenderà sempre a ricordare i Forgotten Tomb per ciò che erano ai tempi di “Songs to Leave” o “Springtime Depression”: una one man band capace di condensare nelle sue composizioni il livore del black metal con un profondo senso di malinconia e disagio. Inquiete cavalcate come “Disheartenment” e “Scars” hanno contribuito a creare e definire il cosidetto filone “depressive”, portando il progetto emiliano a diventare un pilastro del panorama underground. Quella dei Forgotten Tomb, insomma, è la storia di una grande affermazione per una realtà del nostro paese; un successo che non si dovrebbe mai sottovalutare. Eppure, ciò che ancora non è forse stato del tutto compreso, è che gli ultimi dischi, rilasciati per la polacca Agonia Records, hanno rappresentato una svolta importante nella carriera del gruppo: una manciata di album dove inedite influenze sludge-doom si sono fatte largo nel ruolo di temi principali di molti brani, dove una potente componente ritmica ha prevalso spesso su quella melodica, mentre è diventato più centrale il lavoro di produzione in studio, a dispetto della desolazione e dell’essenzialità insite nelle opere degli esordi. Il nuovo “We Owe Yo Nothing” non fa certo marcia indietro, rivelandosi anzi il capitolo più cadenzato e pesante della carriera del terzetto. Composizioni muscolari, tese e graffianti, animate da uno spirito ribelle, che si legano pienamente al precedente “Hurt Yourself…”, tanto da diventarne la logica prosecuzione in una chiave ancora più heavy. Gli echi punk sentiti qua e là nelle ultime prove oggi vengono ancora più puntualmente in aiuto, consegnando una capacità diretta ed immediata di inoltrarsi in territori crudi e volutamente sporchi. Canzoni che vivono spesso di un flusso di quadrati pattern percussivi, ma che tuttavia non dimenticano mai del tutto l’elemento melodico, dando vita ad un ibrido mai banale, che brilla di un’autenticità propria e che è sovente capace di innescare una nevrosi dilaniante dal sapore post-industriale. Particolarmente interessanti episodi come “Saboteur” – in cui i Forgotten Tomb giocano con un groove per loro totalmente inedito – e “Abandon Everything”, dove un’aria che ricorda i primissimi album viene sorretta da una ritmica nervosa che di nuovo si ricollega ad istanze punk. Esperimenti inusuali e vincenti, che si nutrono più che mai di quel piglio menefreghista che ormai da tempo anima la band. A conti fatti, “We Owe You Nothing” è l’ennesimo lavoro dei Forgotten Tomb pronto a dividere il pubblico, ma è anche un’altra dimostrazione della personalità di questo gruppo, che da sempre procede per la propria strada, aperto all’innovazione e poco incline a concedersi al compromesso. Un disco ispirato e che suona forte soprattutto nei confronti di chi continua a reclamare un’emotività e un minimalismo ormai estranei alla indole di Ferdinando Marchisio e soci.