5.5
- Band: FRACTURED INSANITY
- Durata: 00:44:20
- Disponibile dal: 18/02/2025
- Etichetta:
- Xtreem Music
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“Age of Manipulation” rappresenta un nuovo capitolo per i Fractured Insanity, una band che – nel bene e nel male – anche questa volta sembra voler consolidare il suo ormai noto approccio al death metal: moderno, potente, preciso, ma senza particolari guizzi di personalità. La formazione belga, ormai priva di membri originali, sembra puntare più sulla solidità tecnica e sull’impatto sonoro che non sulla ricerca di un’impronta interessante. Questo approccio si traduce in un lavoro che, come vari altri capitoli precedenti, colpisce per intensità ma che, alla lunga, fatica a distinguersi in una scena affollata.
Dal punto di vista stilistico, il disco si muove tra territori già battuti, unendo il death metal potente e groovy dei Kataklysm a suggestioni più oscure e blackeggianti, simili a quelle dei polacchi Hate. La scelta di affidare ancora una volta la rifinitura della produzione agli Hertz Studio, celebri per il loro taglio moderno e chirurgico, conferma la volontà della band di puntare su un sound freddo e impattante, ma questa stessa produzione, se da un lato esalta la potenza dei brani, dall’altro contribuisce a una sensazione di sterilità e anonimato complessivo.
Il disco, in verità, si apre con brani che colpiscono per l’intensità e la precisione esecutiva, ma ben presto, come era accaduto in passato, si manifesta un senso di macchinosità e scarsa ispirazione nelle strutture e nelle soluzioni compositive. Oltre alle formule accennate poco più su, sopraggiungono riff e ritmiche che si rifanno ad altri modelli consolidati della scena polacca (primi Decapitated su tutti), alternati a momenti più barbarici e diretti, i quali a ben vedere finiscono per rappresentare i pochi sprazzi di vera vitalità del lavoro. Tra questi spiccano episodi come “Divide and Conquer” e “Hangman’s Lair”, brani in cui la band riesce a far emergere un’energia più grezza e coinvolgente.
La title-track, “Age of Manipulation”, è un altro dei momenti migliori dell’album: con il suo incedere massiccio e opprimente, ricorda un caterpillar che avanza inesorabile, dando vita a una trama che dal vivo potrebbe facilmente conquistare il pubblico. Tuttavia, non bastano questi episodi a salvare completamente una scaletta che nel complesso risulta priva di una vera identità: un pezzo come “Fear, the Ultimate Weapon”, ad esempio, si rivela un minestrone di spunti senza capo né coda che abbassa di parecchio la media, ma potremmo citare un altro paio di brani in cui i Fractured Insanity sembrano prendere elementi da diverse correnti del death metal senza riuscire a fonderli in modo coerente. Se da un lato il groove e l’impatto sonoro sono curati nei minimi dettagli, dall’altro mancano insomma quel guizzo creativo e quella coesione che portino a riconoscere il gruppo e a rendere interessanti le composizioni, visto che anche le derive simil-black metal risultano tutto sommato scolastiche. La copertina, kitsch e poco ispirata, sembra quasi riflettere questa difficoltà della band a presentarsi con una visione forte e definita.
“Age of Manipulation”, in definitiva, sa troppo di derivativo e, a tratti, di sconclusionato, con i Fractured Insanity che sembrano incapaci di andare oltre il compitino e di trovare una sintesi efficace tra le varie influenze, offrendo un lavoro che magari soddisferà qualche loro fan, ma che difficilmente lascerà un segno duraturo fuori da tale ristretta cerchia. Per una band che in passato aveva mostrato un discreto potenziale, è ancora una volta un peccato constatare questa apparente mancanza di focus.