6.0
- Band: FRACTURED INSANITY
- Durata: 00:36:55
- Disponibile dal: 04/15/2016
- Etichetta:
- Xtreem Music
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Nonostante la mole enorme di dischi ascoltati negli ultimi anni, il curioso monicker Fractured Insanity ci era rimasto impresso. “Mass Awakeless”, il disco precedente della formazione belga, era stato ben accolto su queste pagine, ma la lunga assenza dalle scene del gruppo ci aveva indotto ad ipotizzare uno scioglimento. Scioglimento che invece non è affatto avvenuto, anche se sei anni di pausa tra un album e l’altro di questi tempi sono una vera eternità. Il quartetto rompe il silenzio con “Man Made Hell”, nuovo concentrato di death metal “moderno” che oggi sembra intenzionato a configurarsi come una via di mezzo fra primi Decapitated e Behemoth. Decisamente polacco il suono attuale della band, che nel lasso di tempo trascorso dall’ultima fatica in studio pare avere affilato il proprio riffing di chitarra e imbarbarito le atmosfere non di poco. In verità, il disco si apre con un paio di tracce che tutto sommato ricordano quanto proposto su “Mass…”, ovvero un death metal che alterna ritmiche tese a porzioni groovy e meccaniche, dalle quali emerge l’influenza dei Decapitated dei primi album; a metà tracklist, tuttavia, la tensione sale e i ragazzi iniziano a suonare in maniera più frenetica. “Inferno Of A Narcissist” e la title track, ad esempio, portano quasi immediatamente alla memoria i Behemoth del primo periodo death metal (“Satanica”, “Thelema 6”), con decise strizzate d’occhio allo stile di Nergal anche sotto il profilo vocale. Valida l’interpretazione dei Fractured Insanity in questo (per certi versi) nuovo contesto, anche se presto si fa strada l’impressione che la prova precedente, pur non essendo certamente trascendentale, fosse più genuina e gradevole. Sei anni fa il gruppo si ritrovava spesso a fare i conti con lo spettro di un “The Negation”, ma, grazie a strutture ben curate e ad una certa verve nel lavoro di chitarra, riusciva a coinvolgere e a farsi apprezzare; senza dubbio tale discorso può essere applicato anche ad alcuni episodi di “Man Made Hell”, ma nel complesso la resa appare un po’ più fiacca e prevedibile. Non vi è nulla di male nell’ispirarsi ad altre realtà, soprattutto se queste sono talentuose e intraprendenti, però è importante avere misura e non dimenticarsi di variare ogni tanto la formula di partenza. Con “Man Made Hell” i Fractured Insanity hanno peccato di discontinuità, offrendoci un album che alterna momenti convincenti – specie quelli vicini al vecchio sound – e atti di riverenza in vero un po’ dozzinali.