5.5
- Band: FRACTURED INSANITY
- Durata: 00:40:18
- Disponibile dal: 21/02/2020
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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La musica dei Fractured Insanity è sempre stato un mix di citazioni, con in testa la scena death metal polacca dei tardi anni Novanta e dei primi Duemila. Le precedenti opere della formazione belga mescolavano sovente Decapitated e Behemoth, mentre questo nuovo “Massive Human Failure” talvolta sposta il tiro verso soluzioni old school che ricordano i cari vecchi Vader. Come se ciò non bastasse, la produzione, curata dai fratelli Wiesławski nei noti Hertz Studios per quanto riguarda mixaggio e mastering, è anch’essa made in Poland. Insomma, il quarto full-length del gruppo, oggi accasatosi presso la Massacre Records, segue il percorso tracciato in precedenza con la solita ambizione, cambiando davvero poco in sede di regia e indirizzo stilistico. Ascoltando il lavoro, si fa tuttavia largo la percezione che con il passare degli anni la band abbia perso di brio: la costante componente derivativa non era un grosso problema su un disco vivace e ben strutturato come “Mass Awakeless”, ma da “Man Made Hell” riff e dinamiche sembrano essersi appiattiti, con un ritmo frenetico e incalzante spesso chiamato a nascondere una palese mancanza di idee sul fronte chitarristico. Il puntuale ricorso a tremolo picking e a variazioni su registri marziali alla lunga risulta prevedibile e gli arrangiamenti danno quasi sempre un’idea di fragilità, anche in brani all’apparenza lunghi e strutturati come la titletrack, in cui la trama viene spezzata da arpeggi, cori ed estemporanee spoken vocals. Un tempo il gruppo veniva anche accostato ad una band come gli Hour Of Penance, ma l’autonomia creativa ricercata dalla formazione nostrana è su un altro pianeta rispetto agli acerbi sforzi dei Fractured Insanity. Spicca in “Hell of No Man’s Land” il contributo vocale del buon Karl Willetts (Memoriam, Bolt Thrower), tuttavia il brano non ha molto altro da offrire, se non un incedere groovy in stile Kataklysm che si pone in netto contrasto con la frenesia del resto del materiale. Purtroppo, trovandosi davanti a “Massive Human Failure”, la sensazione è quella di una formula ormai un po’ trita, che incontra diversi momenti di impasse e che cerca di superarli rifugiandosi in un manierismo che solo a tratti sa produrre canzoni discrete (“Crusade of the Offended”, “Panic Abuser”). A questo punto un cambio di rotta sarebbe più che mai necessario per dare un senso a questa carriera.