7.0
- Band: FRAGMENTS OF UNBECOMING
- Durata: 00:46:14
- Disponibile dal: 18/05/2018
- Etichetta:
- Apostasy Records
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Dopo l’uscita in sordina di “The Art of Coming Apart” e dei dischi precedenti – senza contare gli ultimi anni di silenzio – era plausibile pensare che i Fragments Of Unbecoming fossero ormai da riporre su uno scaffale della grande soffitta del melodic death metal, tra cosiddette meteore e gruppi mai realmente esplosi. Non che la produzione del gruppo teutonico fosse mai stata completamente da buttare – anzi, alcuni dei primi capitoli discografici avevano anche il loro perchè – ma la mancanza di un vero salto di qualità sembrava indicare un percorso arrivato ad una crisi creativa, o forse far intendere che i Nostri non avessero mai avuto troppe cose da dire. Il nuovo “Perdition Portal” tuttavia dimostra che le cose non stanno esattamente così. A distanza di quasi sei anni dal suddetto “The Art…”, la band torna fra noi con un’opera su cui aleggia un notevole senso di urgenza e rivalsa; “Perdition Portal” è sostanzialmente la summa del pensiero Fragments Of Unbecoming, un punto d’incontro tra melodia colta e riff affilati, paesaggi invernali e malinconici cieli color pastello. Rispetto al passato si nota però un generale snellimento nelle strutture e una ricorrente ricerca del riff di impatto, con buona pace delle velleità progressive e delle continue finezze su cui erano basati i vecchi album. Il disco, insomma, mette in mostra l’anima più veemente del quintetto. Alle atmosfere elegiache e ai quindici riff per canzone (spesso mal gestiti) subentra un sound che oscilla fra tipico melodic death metal svedese e istanze death-thrash, segnando un percorso che non appare poi così lontano dall’evoluzione che vide protagonisti i Dark Tranquillity fra “The Gallery” e “The Mind’s I”. Chiaramente si rintracciano anche richiami a sonorità di alcuni vecchi album, come la “ballata” “Calamity Choir”, ma, nel complesso, “Perdition Portal” è un lavoro che vive di spigolosità e che alza la tensione con pezzi brevi e ficcanti. Una scrematura nella scelta dei brani e una maggiore sintesi dunque non hanno guastato, portando ad una sorta di piccola reinvenzione del gruppo, evidentemente più a proprio agio ad incanalare la propria rabbia in strutture snelle e funzionali piuttosto che a imbastire continuamente mini-suite su toni crepuscolari. C’è una rivolta in corso e i Fragments Of Unbecoming non sono mai stati così sfrontati.