6.5
- Band: FRAGMENTS OF UNBECOMING
- Durata:
- Disponibile dal: 26/01/2004
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Ennesimo esempio della nuova politica della Metal Blade – ovvero: largo ai giovani! – ecco arrivare al debutto discografico anche questi quattro tedeschi, i quali, giudicando dall’intrigante ed ultra professionale artwork e dalla pulitissima produzione, sembrano godere della massima stima da parte della dirigenza della label. Tale dispendio di denaro pare essere stato almeno in parte ripagato una volta ascoltato questo "Skywards", un lavoro piuttosto ben fatto. Parliamoci subito chiaro: i Fragments Of Unbecoming sono estremamente lontani dall’essere una band innovativa (quindi se non amate il death melodico svedese passate pure oltre) ma c’è da dire che come songwriter nel loro genere non sono sempre da buttare. Artefice di un sound che molto si rifa a quello dei primissimi Dark Tranquillity, con forti richiami a quei capolavori di pesantezza, melodia e teatralità che furono "Of Chaos And Eternal Night" e "The Gallery", il quartetto, consapevole del fatto di avere poco o nulla da dire in sede di personalità, ha puntato tutto sul songwriting, cercando di realizzare un lotto di brani quanto più curato e coinvolgente possibile. Non a caso, è davvero tanta la passione ravvisabile in questo album, talmente tanta da far passare a tratti quasi in secondo piano l’ingombrante spettro di Niklas Sundin e leggendaria compagnia. Riff sempre articolati ma pregni della giusta dose di melodia, sezione ritmica solida e fantasiosa, vocals aggressive quanto basta, senza essere troppo forzate… non c’è che dire, i Fragments Of Unbecoming la lezione l’hanno imparata bene. Tutto pare al proprio posto e, parlando di difetti ed ingenuità, si segnalano solo certe strutture troppo prolisse e il riff d’apertura di "Fear My Hatred", che potrebbe saltar fuori dal songbook dei vecchi Soilwork… non brutto quindi, ma abbastanza fuori contesto! Per il resto promozione raggiunta praticamente su tutta la linea, nonostante il fatto che alla lunga questa carenza di idee proprie e la succitata prolissità potrebbero stancare l’ascoltatore più smaliziato.