voto
6.0
6.0
- Band: FRAGMENTS OF UNBECOMING
- Durata: 00:52:35
- Disponibile dal: /10/2009
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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I Fragments Of Unbecoming sono indubbiamente melodic death metaller della generazione cresciuta con album come "The Gallery". Sempre irrimediabilmente complessi, pomposi e poco immediati. Dopo un paio di dischi pubblicati su Metal Blade Records (a quanto pare di scarso successo), il quintetto tedesco ha deciso di passare alla ben più piccola Cyclone Empire per dare alle stampe questo "The Everhaunting Past/Chapter IV – A Splendid Retrospection", nuovo lavoro dal titolo come sempre lunghissimo. Per l’occasione, il gruppo ha raccolto dodici nuove tracce, come al solito a metà strada tra primi Dark Tranquillity ed At The Gates, e le ha avvolte nella sua altrettanto consueta produzione pulita e scintillante, volta a mettere in mostra il più possibile i continui intrecci della coppia di chitarristi Weimar/Ehrich. Sotto questo aspetto, nulla da eccepire, dato che anche a un primo ascolto non un singolo ricamo confezionato dalla due asce viene offuscato dal resto degli strumenti o dalla voce. Si ha invece qualcosa da dire quando si tratta di analizzare nel complesso la proposta della band. Sorvolando definitivamente sulla totale assenza di personalità (ormai è una battaglia persa in partenza), ancora una volta ci tocca infatti segnalare come diverse di queste composizioni siano sì formalmente ben curate, ma spesso inconcludenti. La cosa che più infastidisce è soprattutto vedere brani partire bene per poi perdersi in mille cambi di tempo forzati e in ripetizioni di cui non si sente davvero la necessità. I Dark Tranquillity tra il 1993 e il 1995 cambiavano riff ogni dieci secondi, tuttavia non davano vita a un singolo passaggio poco emozionante. I Fragments Of Unbecoming, purtroppo per loro, non hanno in dote quella stessa ispirazione, quindi per convincere del tutto dovrebbero una volta per tutte decidersi a mantenere i brani entro una manciata di minuti e a non esasperare troppo il riffing. Ad esempio, piace molto l’aggressività e la relativa linearità di una traccia come "A Voice Says: Destroy!": in questo caso la musica lascia il segno e si fa subito ricordare. In molti altri episodi, invece, il materiale assume spesso i connotati di un polpettone poco digeribile. Insomma, come sempre lodevoli la sua tecnica e il suo desiderio di omaggiare i tempi d’oro del melodic death metal, ma questo gruppo deve imparare a incanalare meglio le proprie energie.