7.0
- Band: FRANCESCO MARRAS
- Durata: 00:44:11
- Disponibile dal: 21/02/2025
- Etichetta:
- Hell Tour Productions
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A volte, come si sente spesso nei più blasonati programmi di cucina, la semplicità paga: bastano buoni ingredienti, messi assieme senza strafare e seguendo la tradizione.
Ed è così che Francesco Marras torna sulle scene, non con un piatto ma con un disco solista – il suo quarto – il quale risulta altamente piacevole nel seguire gli insegnamenti di ciò che è stato l’hard’n’heavy negli anni Ottanta.
Il chitarrista sardo (presente da alcuni anni anche nella storica band inglese Tygers Of Pan Tang, oltre che negli Screaming Shadows) dimostra, lungo queste dieci composizioni, di saper creare brani in maniera molto spontanea e limpida, senza voler andare per forza alla ricerca di dimostrazioni di tecnica o soluzioni complesse, ma ottenendo comunque una tracklist abbastanza varia.
In questo nuovo lavoro, si ha la sensazione di ascoltare un disco con il quale si vuole tributare il sound heavy più puro e sanguigno di band come Dokken e Whitesnake, scritto con sapienza e facendosi aiutare da alcuni interpreti vocali che svolgono bene il proprio lavoro.
Chiaro che, come può succedere in questi casi, una formazione vera e propria avrebbe dato un senso di maggior continuità ed unione a questo lavoro; invece Francesco non si limita al suo strumento principale, la chitarra, con la quale dimostra anche qui una tecnica notevole, ma si carica sulle spalle un po’ tutto, dal basso alla voce – in sette delle dieci canzoni – programmando anche la batteria ed occupandosi della produzione. Piccoli nei, se si considera il fatto che i brani si lasciano comunque ascoltare con piacere.
Si resta molto legati agli anni Ottanta anche per quanto riguarda i suoni, per i quali forse si poteva fare qualcosina di più rendendoli più puliti e possenti, ma pezzi sanguigni come l’opener “Carnival Of Darkness”, con Gianni Pontillo dei Victory al microfono, e la roboante “Rise From The Ashes”, capace di colpire con chitarroni esplosivi ed un ritornello semplice ma efficace, mostrano carattere.
L’ascolto prosegue su binari solidi con la vigorosa “Lost Souls”, capace di ricreare perfette atmosfere eighties grazie anche alla prova ruvida e convincente di una sicurezza come David Readman (Pink Cream 69) alla voce, con la melodica ed intensa “Through My Veins” e con la malinconica lenta “More Than Life”, durante la quale la voce roca di Francesco riesce a conferire il giusto mood al brano.
Evidente, in un pezzo come “Cyber Lust”, come la differenza a livello vocale sia marcata quando a prendere in mano il microfono è un cantante di talento come in questo caso Iacopo Meille, compagno di Francesco nei Tygers Of Pan Tang ed autore qui di una prova notevole, all’interno di una composizione dalle tinte più progressive dove trovano spazio anche le tastiere.
Le chitarre sono protagoniste con parti soliste squisite, sempre messe al servizio dei brani i quali, ispirati dal sound più classico della scena hard’n’heavy, compongono un disco che sì presenta qualche piccolo difetto come descritto sopra, ma è comunque capace di conquistare, ascolto dopo ascolto, grazie alla passione che trasuda.
“Out Of The Fire” forse non raggiungerà vette di fama mondiale, ma è comunque la testimonianza di un sempre più convincente Francesco Marras.