6.5
- Band: FRANK MARINO & MAHOGANY RUSH
- Durata: 02:25:39
- Disponibile dal: 04/09/2004
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Probabilmente molti di voi non hanno mai neanche sentito parlare di Frank Marino e dei suoi Mahogany Ruch. Frank Marino è un chitarrista, ormai cinquantenne, che nella sua vita artistica non ha mai ricevuto quanto avrebbe meritato, al punto che nei primi anni ’90 Marino decise di abbandonare la musica, deluso dal music businness e dagli scarsi riscontri ricevuti dalla sua musica. Ora è tornato, più in forma che mai, e credo che chiunque ami la chitarra debba dare almeno un ascolto questo doppio live, registrato l’otto settembre 2001 a Seattle. Innanzitutto bisogna dire che si tratta di un album molto denso di musica, e soprattutto di improvvisazioni. Marino, come ha ripetuto in una recente intervista, non ha mai amato provare i pezzi in sala prove, la sua parola d’ordine è ‘improvvisazione’ e, durante le oltre due ore di questo live, ce lo dimostra in tutti i modi. Apre il concerto “Voodoo Chile”, indimenticabile song di tale Jimi Hendrix, qui resa in modo molto passionale e preciso, dimostrando l’amore sconfinato per il grande maestro. Senza pausa si passa a “Something’s Comin’ Our Way”, dove Marino si diletta in passaggi di chitarra davvero complicati, degni forse del miglior Ritchie Blackmore. Arriviamo a “He’s Calling”, song lunga più di quattrodici minuti, nella quale il buon Frank gioca con la chitarra, con gli armonici e con l’improvvisazione, vera caratteristica di tale canzone. Eccoci all’altra cover di Jimi Hendrix, la famosissima “Red House”, già riproposta da Yngwie J. Malmsteen nel suo “Live In Leningrad” del 1989. Il primo disco scorre via abbastanza velocemente, con una “Guitar Prelude To A Hero” dal gusto vagamente country, ed una “Stories Of A Hero” di notevole lirismo espressivo nel suo caldo stile blues. “Poppy” è forse troppo prolissa nei suoi diciassette minuti, e l’altra cover “Crossroads” colpisce per la sua energia. Passiamo al secondo disco, che vede miscelarsi tra loro ben ventuno tracce, come a voler rappresentare un infinito medley della carriera del chitarrista. Dopo aver ‘scaldato’ l’ascia con “Let There Be”, Marino ci stupisce con una stupenda “Strange Universe”, che ci ha ricordato, con il suo sapore squisitamente lo-fi e quella ricerca melodica ‘sui generis’, gli ultimi lavori dei Pearl Jam. “Ode to Creation” è una delle peggiori del live, e “Rock And Roll Hall Of Fame” rasenta il plagio del ‘saccheggiato’ Hendrix. Già a questo punto si comincia ad avvertire una certa stanchezza nell’ascolto, in quanto, per questo genere, 140 minuti in due CD sono davvero troppi. La stanchezza sembra averla avvertita anche Frank Marino, il quale alza la testa solo con una stupenda “Avalon”, dalle tinte jazz, ed un finale da urlo, con il duo “The World Anthem” e “A Prayer For Peace”, la prima molto atmosferica con quei volume-swell di chitarra e la seconda malinconica ed evocativa. A chiudere il tutto ci pensa l’intensa “Try For Freedom”, che dà l’arrivederci in modo più che degno. Ricapitolando, quindi, ci sentiamo di consigliare questo live sicuramente a coloro che già conoscono Frank Marino, ed in subordine a coloro che vogliono sentire una volta di più cosa si possa creare con una chitarra, delle buone song e tanta passione. La produzione è più che buona, e il booklet contiene una esauriente intervista. Attendiamo il prossimo studio album.